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S.P.Q.R.

 

S.P.C.R. - L'EQUAZIONE SEGRETA DEL CODICE GENETICO

CARATTERIALE ROMANO

LA FORMULA VINCENTE DELL'IMPERO ROMANO

AUTORE VASILE DROJ

     Il famoso acronimo S.P.Q.R. che ai suoi tempi faceva tremare i nemici di Roma, non è mai stato decifrato, né ora, nemmeno allora, nel tardo Impero quando i principi fondanti della Repubblica delle Origini furono dimenticati, motivo per quale l’Impero Romano cade per sempre. Una recente scoperta fatta dall’autore di queste righe Vasile Droj, prova che il famoso acronimo S.P.Q.R. è tut’altra cosa di quello che sappiamo oggi, ossia la sigla del “Senato del Popolo Romano”, comprovando che S.P.Q.R., al contrario, è la suprema quintessenza del genio romano, la sua massima “formula” raggiunta che permise la realizzazione di uno dei più potenti e longevi imperi della storia. La S.P.Q.R. fu la matrice e il fulcro di questo genio e finche la ricetta fu applicata Roma restò l’astro cardinale per il mondo, ma appena fu dimenticata entrò in decadenza e scomparve.

     Premesse. La scoperta della “magica formula” partì dalla semplice osservazione di Vasile Droj che la legge generale della creazione degli acronimi, abbreviazioni derivate dalle iniziali delle parole non usa di regola preposizioni e altre forme intermediari di collegamento lessicale insignificanti. Per esempio l’abbreviazione degli Stati Uniti d’America, S.U.A. non introduce la lettera “d” nelle sue iniziali come neppure “the” o “of” nella variante inglese ma soltanto le iniziali delle parole intere. Tanto più rifiutate furono a quei tempi e sono tuttora le declinazioni finali aggiunte alle parole base che in latino costituiscono un solo corpo con la parola stessa. Perciò quel Q nel Populusque è del tutto innaturale, fuori luogo, e ridondante, non avendo nessuna funzione logica supplementare collegata alla parola Popolo. Perciò dovrebbe designare qualche altra parola che inizia con la Q oppure con la C in quanto ambedue appartenenti foneticamente alla stessa famiglia. Riguardante la lettera C essa è infinitamente più utilizzata della Q e perciò S.P.Q.R. dovrebbe essere S.P.C.R. Già a questo punto s’intravede la possibilità che S.P.C.R. incarnerebbe il verbo spaccare: SPaCaRe, e non c’è dubbio poiché i romani dopo uno o due avvertimenti non esitavano di spaccare ogni resistenza. D'altronde il famoso “divide et impera” che altro sarebbe se non “spaccare” l’unità del nemico.
   C'è da dire poi che la famosa dicitura S.P.Q.R. (S.P.C.R.) fu concepita a proprio uso e misura come regola mentis e criterio operativo e non come slogan da buttare negli occhi dei nemici. Nella formula S.P.C.R. sono codificate in maniera segreta le norme di comportamento della gens romana, gens latina. Le quattro lettere iniziali designanti le parole furono a lungo pensate in tal modo da contenere il massimo di principi conduttori da cui derivare poi i propri criteri operativi tra qui quello più importante, il rispetto: RESPACTUS ossia RES PACTUS. L’acronimo S.P.Q.R. rappresentò una vera Costituzione in miniatura, racchiusa in quattro lettere ma enormemente forte e suggestiva finche fu rispettata. Senza rispetto nessuna formula e nessun patto è efficiente. (Allusione alla democrazia attuale? Ma partiamo dall’inizio.

TROIA E LA NUOVA FONDAZIONE DI ROMA
GLI ARUSPICI E LE VESTALI

Nuovo Classicismo   La caduta di Troia fu per troiani un calvario, un castigo per la loro credulità,  mancanza di preveggenza e sicurezza. Il cavallo troiano, le astuzie di Ulisse e le danze insensate, con nemici intra moenia, fecero giurare al profugo Enea di non ripetere mai, ma mai gli stessi errori, e perciò mise la loro osservazione come criterio capitale alla fondazione di Roma. Così nacque il Capitolio che doveva presiedere la cosa più capitale: la Sicurezza. Nonostante tutto, allora, e più tardi quando le sentinelle romane dormirono, se non fossero le oche spaventate allevate nel tempio, a svegliarli all’infiltrazione dei nemici gali, la storia di Roma si avrebbe fermata là. Perciò, decisero di rispettare per sempre la legge della sicurezza (S.C.R.), creando un Patto: RES PACTUS ossia RESPACTUS basato su RISPECTO (Rispetto) dal lat. respicereRSPC che si decantò nel generico S.P.C.R. La conosciutissima formula di copertura o prestanome S.P.Q.R. contenente la lettera Q fu appositamente introdotta per tenere nascosto il vero segreto dagli occhi indesiderati dei nemici e per indurli in errore. La sembianza con il Senato invocato in causa, fu felice poiché vicina alla realtà del Potere. Per continuare e promuovere il Rispetto delle leggi e della sicurezza e per non dimenticarlo mai, furono creati due ordini sacerdotali per garantire la continuità, uno maschile, l’Ordine degli Aruspici e uno femminile quello delle Vestali.
Gli aruspici erano degli indovini che attraverso lo scrutamento del futuro dovevano premonire gli eventi pericolosi per poter evitarli e superarli e non cadere mai nella trappola troiana. E proprio nel loro nome gli aruspici nascosero la formula segreta del grande successo romano – il Rispetto; ARUSPIC = RSPC → SPCR.

RES PACTUS

   La cosa comune da condividere insieme dai romani fu chiamata Res publica ed’esprimeva l’interesse generale. D’altronde Res viene da inteRes ossia l’interesse comune. Grazie a questo RES si è costituito un Patto che doveva esse rispettato: RES PACTUSRESPECTATUS, R.S.P.C. ossia S.P.C.R. o S.P.Q.R. La sua perseveranza portò al consolidamento dello stato che riuscì a spolverare tutte le dissipazioni tribali che si opposero, intronando un principio unificatore Res Publicus. Quel TATUS nel RespecTATUS esprime proprio lo STATUS ROMANUS.
   Interessante il fatto che Pactus viene da Pectus (petto), e se una persona è sincera, quando fa un patto e s’impegna a rispettarlo, mette in maniera inconscia la mano sul petto luogo del cuore. Segue perciò un’altra derivazione logica semantica che dimostra che la forza e il rispetto di un patto è più forte, quando esso è spiccato cioè espresso chiaro e con forza. Da qui il verbo SPICcARE → S.P.C.R. che in lingua romena diventa RASPICA o RASPICAT → R.S.P.C (chiaro, scandito, sillabato). Solo se un patto è spicato o raspicato, ben formulato, espresso con la forza, esso è RISPECTATO (rispettato). I Romani non usavano meta misure. Questo atteggiamento virile esprimeva la Virtus Romana, e oggi sarebbe proprio la Virtù quella che manca e perciò un nuovo S.P.C.R. moderno, ben applicato, ci potrebbe salvare dalla CRiSi attuale. Si impone un nuovo RES PACTUS.
   Con il tempo, il RES PACTUS dell’antica Res-publica della Fondazione si affievolì diventando REX PACTUM imposto dagli imperatori romani (Rex) del tardo impero, degenerando avvolte come sotto Nerone ed altri. La chiave di volta e di svolta in questo caso é la VIRTU’ INDIVIDUALE. Solo la VIRTU può trasformare la Realtà in VERITA’ portando l’Opera al VERTICE. Soltanto realizzando questo triangolo s’innesca il VORTICE che assembla e realizza i progetti. Tutta la grande realizzazione romana fu possibile grazie alla presenza di questo straordinario codice linguistico segreto, vero codice genetico caratteriale ben concentrato nell’acronimo S.P.C.R. che fece miracoli.
   In quanto agli Aruspici si sa poco perché operavano in silenzio e riservatezza ma l’ordine delle vestali che mantenevano il fuoco sacro come memoria era pubblico é ben noto. Per quasi 1000 anni d’esistenza dell’Impero romano il fuoco sacro non si spense. Il tempio della dea Vesta fu costruito sul Palatino dove fu deposto in custodia il foco sacro apportato da Enea dalla lontana Troia, e dove fu deposto anche il palladio. Ce da chiedersi se tra la parola Palatino e Palladio ce una correlazione, che poi si trova subito in quanto Minerva chiamata anche Palade, assieme a Giove Ottimo Massimo e Giunone costituivano gli dei protettori di Roma ed avevano il tempio sul Palatino. La riservatezza assoluta e il rispetto per le vestali era esagerato e se esse erano profanate, la morte per gli attentatori era sicura. Furono tanto apprezzate e rispettate che addirittura i condannati a morte se incontravano una vestale sulla via verso il patibolo, erano graziati. La dea delle Vestali era Vesta e il suo nome veniva di sicuro dal verbo vedere ossia “tenere a vista” il fuoco sacro che nello stesso tempo ricordava la caduta di Troia. Perciò le vestali stavano là vicino al fuoco ad intrattenerlo e non è escusso che la parola vestala o ve-sta-là voleva dire proprio che lei vi sta là, accanto al fuoco custodendolo.

BUONI AUSPICI – AUSPICARE QUOD PLASMARE

   Quasi tutti i popoli antichi consideravano che nella fondazione di una città era di vitale importanza il momento propizio dell’inaugurazione dal quale dipendeva poi la sua futura sorte. Perciò, gli indovini cercavano di trovare sia il luogo sia il tempo adatto agli inizi lavori attraverso varie tecniche indovinatorie tra cui il volo degli uccelli erra il più utilizzato. Colui che trovava le ragioni era l’Auspex, ossia colui che esamina il volo degli uccelli. Questo era soltanto uno degli aspetti perché c’era uno altro ancora derivato dal vaticinio e della volontà dei fondatori. Nel caso della fondazione di Roma gli auspici furono fecondi perché apportavano l’eredità gloriosa di Troia e la volontà di ricostruire un nuovo imperio infinitamente più potente.  Enea apportava con se il foco sacro dei troiani e il Palladio cosicché si poteva avverare la profezia che diceva che Troia, per mezzo di Roma, sarebbe rinata dalle sue ceneri. Fu questo il motivo per quale gli indovini avevano consigliato il re Latino di dare la figlia Lavinia in sposa ad uno straniero, e quando Enea sbarcò nel territorio degli Aborigeni, Latino compresse che era lo straniero tanto atteso.
   I buoni auspici della nuova fondazione erano favorevoli e dovevano restare tali finche erano rispettati, diventando verbi d’attività e  permanenza come AUSPICARE. D’altronde il nome di Fausto, il pastore che trovò sulle acque del Tevere i due bambini Romulus e Remus è profetico, fausto significando fortunato, propizio, lieto, augurale, giorno fausto etc. Nel verbo auSPiCaRe giace la felice “formula segreta” della Fondazione romana: S.P.C.R. La virtù romana si sviluppò sotto la stretta sorveglianza degli aruspici e del foco sacro vestalico. D’altronde i romani provenienti dai troiani di omerica tradizione si sentivano una stirpe quasi divina essendo indotti a credere che avessero il diritto di dominare il mondo e il compito di conciliare Greci e Troiani per onorare la predizione omerica. Gli auspici dicevano che le condizioni erano realizzate e i due popoli: troiani di Enea e aborigeni di Latino si potevano fondare per dare nascita al popolo latino attraverso la fondazione di Roma. Si realizzava così la grande profezia quella della “riunione dei fratelli”: ossia due popoli partiti dal luogo comune delle origini nordiche che ora di nuovo riuniti, potevano creare l’Impero. Ancora tardi nel 204 a.C. con l’erezione del tempio di Cerere (dea straniera) nel Palatino non fu dimenticata la provenienza del popolo romano dalla mitica Tracia. In questo senso l’annagrammazione S.C.R.P. indicava Sorgens CRPT Sorgens Carpaticum .Quod erat SCRIPTUM. Appunto: “Quello che era scritto”.
Si conduceva così alle prime Origini della grande migrazione ariana quando un popolo iperboreo con il suo eroe civilizzatore Rama migrò in tre direzioni: verso Oriente vedi Rama indiano, vero sud Abraam, in Egitto i Ramses, in Occidente Romulus e Roma, etc…

   L’acronimo S.P.Q.R. non è una semplice e diretta estrazione delle iniziali letterali del Senatus Populusque
R
omanus ma una quintessenza semantico linguistica della matrice del genio latino, romano per eccellenza, un genere di codice genetico del carattere ……. Nelle quattro lettere S.P.C.R furono codificate le Nuovo Classicismoqualità esenziali della gens romana, un genere di formula secreta, un corollario da seguire. La formula nasce dalla necessità di non ripetere gli errori commessi a Troia perciò diventa un comandamento centrale e tutte le attività dei Romani si concentrano in questo senso. La formula segreta nasce dalla legge degli auspici ossia dalla prospezione seguita dalla programmazione (auspicare) in altre parole quella di PLASMARE il futuro.
   La segreta formula S.P.C.R ebbe il compito di ricordare perennemente il Rispetto verso le Leggi e la Tradizione ma specialmente ricordare il Patto RESPACTUS per la RES PUBLICUM – il Bene Comune. Fu questo ultimo a far crescere il potere dello stato romano a dismisura.
   Tutto ciò confluiva nella famosa PAX ROMANA, e di nuovo come in un algoritmo perfetto riappare il “codice genetico” S.P.C.R. nella variante PCSR  ossia PaCS Romana (x = ics). La lettera latina P in greco si legge R. Le lettere P, A, X, sovrapposte danno il simbolo di Cristo, il suo monogramma. Fu per questo che il cristianesimo presse piede a Roma. La codificazione suprema della dottrina di Cristo è prima in latino e poi in greco e questo è un altro gran mistero (già risolto dall’autore di queste righe). Così come il profugo Enea, fu un altro straniero, il San Pietro a dare per altri 2000 anni glorie e onore alla città di Roma. Che la storia si potrebbe ripetere oggi? La linfa della nuova religione basata sulla Parola non poteva svilupparsi meglio che nel letto del grande fiume linguistico latino in cui fu concepito da Cristo. Da qui l’espressione “parlare nelle lingue” ossia “SPaCaRe le parole latine e greche per trovare le loro radici germinanti portatore di Verità. L’acronimo S.P.C.R. ebbe la seconda rinascita e fondazione nello SPiritus CRisti – PAX CRISTI. Quando Cristo vedendo Pietro disse: “su di te costruirò una nuova chiesa” egli aveva già deciso di mandare Pietro a Roma.

L’ORIGINE DELLA STIRPE – SORGENS PATRES GENS ROMANA (S.P.G.R.)

   In fine S.P.Q.R. (S.P.C.R.) è la cosa più semplice e più naturale che ci sia e si riferisce alle origini delle origini romane: SORGENS sinonimo SORGENS POPULUS. Perciò S.P.C.R = SORS POPULUS GENS ROMANA ossia la Sorgente del Popolo Romano. E ancor meglio espresso nel SORGENS PATRIS GENS ROMANA o al Genio del popolo romano: SORGENS GENIUS POPULUSQUE ROMANUS. Tutte queste variante esprimono una e la stessa cosa, l’Origine delle origini della stirpe latina e quella greca proveniente dal nord iperboreo aldilà del fiume Istros (Danubio) nelle migrazioni ariane attorno ai 3000 - 2000 a.C. e poi stabilitosi nel Lazio e nella Grecia. Il nome Ister codifica l’origine della Stirpe latina (lat. stirps). ISTER ←> STIR(P) E la codificazione continua in quanto STIRP è l’anagramma di PATRES o PITRIS in sanscrito, che va direttamente i PROTOS gr. dimostrando che i Patres antenati ossia ante natus, (nati prima) che costituiscono la Stirpe sono il Protos o l’Origine della Stirpe che nacque attorno al fiume Ister (Danubio). Tutta la storia delle Origini del popolo romano furono iscritte in quelle formidabili quattro lettere: S.P.C.R.

CIVIS ROMANUS SUM

   Le sorprese della decodificazione della matrice segreta romana racchiusa nell’acronimo S.P.Q.R. continuano svelando il fondamento di un’altra felice espressione romana: “Civis Romanus Sum”, “sono cittadino romano” derivata dalla più estesa Civis Populusque Romanus Sum. La combinazione C.P.R.S. è una variante del S.P.C.R. Alla pronuncia di questa espressione da parte di un cittadino, perfino il Cesare si soffermava, e qualunque abitante, non di Roma ma della più sperduta margine dell’Impero poteva chiedere udienza ed essere giudicato dall’imperatore in persona, cosa impensabile oggi. Questo ed altro fece grande Roma perché gli stranieri in essa stabiliti lottavano per i suoi interessi “res publica” e nessuno si sentiva discriminato. Tutti gli imperi che hanno attirato come calamita: uomini, mezzi ed imprese sono cresciuti mentre quelli che discriminavano rigettando i valori altrui sono caduti. L’istoria è piena di esempi.
   L’impero britannico ma specialmente quello americano hanno copiato in gran parte lo spirito dell’Impero Romano specialmente la sua aggressività con evidente successo ma poi in finale non disponendo della sacra e magica formula del S.P.C.R. restano in bilico e confusione generando crisi. La caratteristica essenziale degli antichi romani fu la loro costante aggressività e non si poteva altrimenti dal momento che la parola stessa AGRESIV è basata sule quattro consonanti del S.P.C.R  aGReSiV → CRSP poiché G è della stessa famiglia di C, come V è imparentato con P. La natura agreste ha attributi come crispo (C.R.S.P) increspato vibrante. Dagli attributi semantici si arriva fino a quei fisici come cresta (crista - ae) ossia la cresta dei centurioni da cui cristatus = ornato di cresta o cimiero. D’altronde i romani furono tra i primi a istituire i gradi militari in armata.

   Conclusione. Scoprire tanto in un acronimo arcinoto di quattro lettere come S.P.Q.R. crea scalpore e ci si chiede come mai nessuno in migliaia di anni sia riuscito a individuarlo. Ma poi non è da meravigliarsi perché gli stessi romani l’hanno dimenticato presto  innescando così la loro caduta. Che i massimi comandamenti, espressioni arciconosciute che forgiarono lo stato romano sono fondate attorno alle quattro lettere è indubbio e si paragonano al modello del codice genetico in questo caso anche caratteriale. Ora la grande domanda è: se un tempo fu tanto utile e prosperoso, oggi nell’epoca moderna potrebbe essere ripristinato e ritualizzato? Può questa formidabile equazione servirci ora nella grande CRISI. E guarda caso anche qui abbiamo tre lettre C.R.S. delle quattro manca soltanto la P ed insieme abbia PRESCENDERE. Tutto il fulcro romano fu generato non tanto dal sapere da dove scendono ma specialmente da dove prescendono.

03.01.2011

Vasile Droj
Ricercatore transdisciplinare del Centro Universologico di Roma

www.universology.com email vasidro@tiscali.it

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