Rettangolo Egizio
SVELATO
L’ANTICO “RETTANGOLO EGIZIO”
CHIAVE E MATRICE D’EGITTO
- LA NUOVA STELE DI ROSETTA -
LA SCALA DELLE RADICI DEI NUMERI
LA CONSTELLAZIONE DI ORIONE
IMPOSTATA SUL RETTANGOLO EGIZIO
AUTORE VASILE DROJ
L’Odissea iniziata tra le stelle della constellazione di Orione e continuata nelle viscere della terra sui “graffiti astronomici” della tomba di Senmut, ha svelato, come si è visto nei numeri precedenti di Fenix, straordinari ed inediti segreti, completamente sconosciuti sulla storia d’Egitto e delle piramidi in particolare. L’enorme mole di dati accumulata impone un riassunto delle idee principale.
- La costellazione di Orione rappresenta il Faraone.
- Il
modello piramidale (Cheope) codificato negli abiti ufficiali e cerimoniali dei faraoni.
- L’identificazione nella cintura di Orione di un quadrato suggeritore della
base perimetrale delle piramidi.
- Una mappa stellare nella tomba di Senmut che attraverso le tre stelle della cintura
Orione svela la genesi matematico geometrica della piramide di Cheope.
- Il rettangolo contenente le tre stelle nasconde un quadrato fondamentale.
- La disparità lineare delle tre stelle genera un’equazione geometrica
dove la diagonale del quadrato diventa la base della piramide e il lato dello stesso
quadrato diventa l’altezza della piramide.
- La diagonale del rettangolo riproduce anch’essa lo stesso archetipo (52°)
della piramide di Cheope.
Il ventaglio di scoperte appena elencate, presentate nella medesima rivista, possono essere meglio interpretato richiamandosi al principio dell’ordine universale rappresentato dalla dea egizia Maat, riconducibile alla Matematica. Perciò prima ho ipotizzato poi dimostrato che a livello stellare specialmente a quello delle costellazioni, esisterebbe un ordine geometrico di cui siamo totalmente ignari. Il quadro generale di questa visione e remotissima scienza l’ho chiamata “Astrosophya”, mentre il suo braccio operativo “Astromatica”. Lo scopo degli antichi era quello di estrarre dall’ordine celeste i principi cardine dei moventi terrestri ed applicarli nella vita, e nello stesso tempo immortalarli in gigantesche costruzioni per superare la prova del tempo. Così nacque il complesso di Gizah che tramutò in pietra l’ordine imperituro (leggi matematico geometrico) di Maat.
Per fare tutto ciò non si poteva passare al di fuori della geometria classica
fondata sul triangolo, quadrato o rettangolo, e sulle loro sorelle più consolidate:
la piramide e il cubo. Ma il quadrato è troppo particolare e unico, perciò
sulle basi del “variabile” rettangolo, nacque e si creò la cultura
concettuale, nonché architettonica dell’antico Egitto. Su questo tipo
di rettangolo fu racchiusa come in un sigillo o in uno stemma, la sintesi matematico
geometrica dell’Egitto assieme ai suoi più impenetrabili segreti.
IL RETTANGOLO EGIZIO
Prima di svelare il dimenticato segreto del Rettangolo Egizio, ritorniamo all’enigmatico architetto Senmut che di tali misteri si nutriva. Egli intuì e scopri le virtù matematico geometriche di questo “quadrato-rettangolo” e perciò decise di immortalare se stesso nell’angusto perimetro di una statua cubica (Fig. 1).
Attraverso la sua statua cubica, egli ci vuole svelare uno dei più grandi misteri dell’antico Egitto, il Sacro Rettangolo Egizio inspiegabilmente sfuggito ai ricercatori per migliaia e migliaia di anni. Dietro “questo” rettangolo si nasconde la più semplice formula matematico geometrica possibile, quella nella quale la diagonale di un qualunque quadrato ”verticalizzata”, ossia alzata in piedi, diventa altezza di un rettangolo. In termini operativi vuol dire “ruotare” il compasso puntato sulla diagonale, alzandola in verticale”. Attenzione però, il rettangolo ottenuto non è uno qualunque, ma uno del tutto eccezionale derivato da leggi matematiche geometrico rigorose, adottate anche in natura e dalla vita stessa. II Rettangolo “diagonalizzato” è un vero “rettangolo aureo” imparentato in qualche modo con la Sezione aurea.
Come è ben visibile nella statua, il corpo di Senmut è immerso in un cubo definito dalle sue gambe su quale si appoggiano le braccia. Fin quì il cubo o il quadrato sono espressi chiaramente, e ci siamo. Ma la testa che emerge dal cubo, cosa rappresenterebbe? La risposta è ovvia: - il piccolo rettangolo orizzontale sopra il quadrato necessario per ricomporre il grande rettangolo. Sembra che le statue cubo realizzate nell’antico Egitto furono tributarie ad un simile canone imposto dal Rettangolo egizio. Ero molto incuriosito da questo rapporto “diagonale-rettangolo” e decisi di andare fino in fondo. Analizzai decine e decine di proporzioni del corpo umano, ovvero quelle comprese tra lunghezza della colonna vertebrale, ossia il corpo senza gambe e, la rimanente sezione della testa. In altre parole dal sedere (vedi scribi egizi o posizione del Buddha) fino sotto il mento e poi da lì in su. Ebbene, trovai che la proporzione tra l’altezza del corpo seduto e quella della testa è niente meno che quella presente nel Rettangolo egizio. Per me fu scioccante scoprire che l’uomo fu concepito e proporzionato dal Creatore in base alla funzione di una relazione matematico geometrica così semplice e universale.
Allora capii perché i faraoni, e fig.2 tutti gli altri personaggi furono dipinti con il corpo visto sempre di fronte e mai di lato. Capii anche perché la testa era sempre dipinta di profilo, proprio per suggerire che le due parti in discussione appartenevano ed erano circoscritte in due figure geometriche differenti. Non solo, ma tutti i personaggi dipinti hanno le spalle enormemente larghe proprio per suggerire e coprire il quadrato di base. E, guarda caso, sono dovuti passare migliaia di anni per capire il segreto della strana impostazione corporale, la cui chiave era proprio il Sacro Rettangolo Egizio. A questo punto posso affermare che gli egizi “geometrizzavano” non soltanto le loro monumentali creazioni: piramidi, templi, santuari, ma anche il corpo umano, considerato esso stesso punto di partenza. Questo approccio potrebbe essere l’inizio di una vera rivoluzione copernicana nella quale il Rettangolo egizio farà da padrone. Come vedremo in seguito, il famoso Rettangolo fu scelto quale simbolo ufficiale dell’Egitto e come sigillo o stemma attraverso i serekh.
Ritornando al nostro illustre personaggio Senmut, c’è da dire che le sue aspirazioni, sia in relazione alla regina faraone Hatshepsut, sia in relazione ai misteri, erano molto ambiziose. Verrebbe così provato che la sua statua cubica, accanto al proprio mistero personale e a quello del Rettangolo egizio, conterrebbe anche quello di Orione, ossia delle tre stelle della cintura. Il tutto ben espresso sul soffitto della sua dimora tombale.
Questa statua cubica, d’altronde abbastanza rara nel suo genere, ha qualcosa
di insolito e meno canonico che ha intrigato molti ricercatori. Ovvero la presenza
di una piccola testa, quella della figlia regale Neferura, che spunta dalla superficie
del cubo: è del tutto inusuale, poiché di regola si metteva in piedi
davanti al cubo. Che voleva trasmettere Senmut con questa incongruenza? Lo scopriremo
tracciando una linea che parte dalla testa di Senmut, linea tangente alla piccola
testa della principessa Neferura, che poi finirà sopra il bordo anteriore
del cubo (Fig. 2). I tre punti di contatto suggeriscono le tre stelle della cintura
di Orione anche loro iscritte in un rettangolo. Anche in questo caso uno dei tre
punti, o stelle, non è allineato ai altri due. E’ ovvio l’intento
di Senmut di riportarci di nuovo tra le stelle del soffitto della sua tomba dove
giace un altro enorme Rettangolo egizio, ancor più misterioso e complesso
di quello esprimente la piramide di Cheope. La mappa stellare dell’architetto
di Hatshesput è di una complessità impressionante.
IL GRANDE RETTANGOLO CELESTE - L’ORTHOGRAMMA
Una caratteristica essenziale del soffitto “astronomico” di Senmut, è la quasi esclusiva prevalenza di linee verticali, contrassegnata dalla quasi totale mancanza di quelle orizzontali. Le uniche orizzontali sono le due del piccolo rettangolo che racchiude le tre stelle della cintura di Orione, di cui già abbiamo parlato, inoltre un’altra, sopra in alto, più lunga. Questa linea è più marcata per un suo tratto, fin dove finiscono le linee verticali, creando così un rettangolo (Fig. 3). Se è un Rettangolo egizio, allora dentro dovrebbe contenere per forza un quadrato. Costruendo il quadrato, dove l’altezza è uguale alla base, si rimane di stucco constatando che il suo lato superiore orizzontale passa proprio il lungo della linea alta del piccolo rettangolo contenente le tre stelle della cintura di Orione. Incredibile!
Tracciando poi la diagonale del quadrato, resteremo di nuovo sorpresi, constatando che passa millimetricamente attraverso l’angolo inferiore destro del piccolo rettangolo delle tre stelle. Come mai? Ma non finisce qui. Infatti c’è una sorpresa, poiché la diagonale del grande Rettangolo ci mette improvvisamente davanti ad un miracolo. Anche la diagonale del grande Rettangolo passa attraverso i due angoli opposti del piccolo rettangolo “stellare”. Impressionante. Praticamente la diagonale del grande rettangolo si sovrappone perfettamente alla diagonale del piccolo rettangolo. Questa è la prova inconfutabile che il piccolo rettangolo non è stato messo lì a caso, ma in base ad un progetto prestabilito, derivante dalle più universali leggi matematico geometriche. Il principio è quello dell’”Orthogeometria” e dell’”orthogramma”, ossia della visione sistemica e olistica dei derivati operativi. Gli egizi non concepivano e mai costruivano “perfezioni singolari isolate”, ma le includevano come parti costituenti di un progetto grandioso, portato fino al suo limite estremo. I dati che detengo in questo senso lasciano intravedere un panorama “concreto” mozzafiato che nemmeno l’immaginazione più spinta può concepire.
Andiamo ora in dettaglio per svelare questo straordinario “disegno”. Domandiamoci che cosa rappresentano l’altezza e la diagonale del piccolo rettangolo delle tre stelle. Una linea sotto il piccolo rettangolo che passa attraverso due stelle esterne crea una striscia superficiale di grande importanza (Fig. 4). La diagonale del rettangolo delle tre stelle ha esattamente la stessa misura dell’altezza del Rettangolino ed è due volte contenuta nella parte inferiore discendente della diagonale del grande rettangolo. Infine, tracciando una linea dall’angolo inferiore destro del grande Rettangolo attraverso l’angolo superiore sinistro di quello delle tre stelle, essa finirà sopra dove genererà un altro piccolo rettangolino. E questo nuovo rettangolino guarda caso, è identico a quello delle tre stelle, contenuto già nel quadrato. In fine, portando un’altra linea come la prima però questa volta attraverso l’angolo inferiore destro dello stesso piccolo rettangolo, essa finirà sopra il precedente rettangolino creando un altro rettangolino, diventando fra tempo la diagonale del Grande Rettangolo. Tutto l’operato era di una precisione impressionante ed una complessità straordinaria. Quando la scoprii rimasi senza fiato. Il Rettangolo delle tre stelle della cintura di Orione contenente il segreto della piramide di Cheope era piazzato lì in quella posizione strategica del Grande Rettangolo come una crocevia obbligatoria per le diagonali, un genere di luogo geometrico simile al centro di un cerchio. Non era possibile, mi trovavo davanti ad una scoperta colossale con implicazioni enormi e mi domandai se avevo scoperto un altro dei sette teoremi persi di Pitagora oppure il maestro non aveva mai assaggiato qualcosa di simile. Una cosa era sicura, il Rettangolo aureo egizio poteva diventare una nuova stele di Rosetta per aprire misteri inaccessibili. Ma quello che mi intrigava di più era il fatto che tutto questo Santo Graal della geometria era lì concreto e palpabile, inciso con precisione millimetrica da migliaia di anni sul muro di una tomba egizia. Questa machina filosofica, matematico geometrica immersa tra le stelle del soffitto che suggerivano una mappa stellare da ripercorre, mi condusse a scoprire impressionanti segreti trascendenti e le modalità pratiche dell’ascensione celeste del faraone attraverso la piramide. Presto la sconvolgente rivelazione.
Ora ci troviamo davanti a qualcosa di straordinario: siamo nel cuore profondo
dei più assoluti principi matematico geometrici che regolano l’Universo.
Era questo l’intento dell’architetto Senmut? Ravvicinarci, attraverso
un ragionamento matematico geometrico, al Grande Architetto dell’Universo?
Ma qualunque sia, l’Odissea continua e con l’inizio del secondo rettangolino
si apre la strada ad una miriade di successivi altri rettangolini sovrapposti, che
porteranno all’eccezionale “Rettangolo verticale infinito” –
quello dei numeri e delle loro radici.
Il RETTANGOLO EGIZIO INFINITO - SCALA DELLE RADICI DEI NUMERI
Arrivati a questo punto si impone un chiarimento delle idee. Nel soffitto “astronomico”
nella tomba di Senmut esiste una rappresentazione di un rettangolo contenente le
tre stelle della cintura di Orione. All’interno del rettangolo s’individua
un quadrato la cui diagonale e lato rappresentano la base e l’altezza della
piramide di Cheope. Non solo ma anche la diagonale dell’intero rettangolo
soddisfa la stessa relazione
fig.5 provando che la piramide di Cheope è fondata sui più generali
e universali principi matematico geometrici. La partenza di tutto ciò è
il cosiddetto “Rettangolo egizio” o “rettangolo aureo”,
cioè quella figura geometrica caratterizzata da un solo segmento, o lato,
diventato quadrato che poi attraverso l’estensione della sua diagonale crea
un rettangolo. I rettangoli sono infiniti, mentre quello detto “egizio”
o “aureo” è l’unico che soddisfa questa relazione o formula
universale. Esso però è soltanto il primo mattone del Rettangolo egizio
verticale che si ottiene tracciando ulteriori diagonali consecutivi, le quali alzate
in verticale, creeranno altri rettangolini sovrapposti, sempre più piccoli
i quali generano una colonna infinita (Fig. 5).
Adesso si capisce perché il piccolo rettangolo delle tre stelle è stato piazzato in quel preciso punto all’interno del grande Rettangolo, proprio perché luogo di crocevia delle prime quattro diagonali le quali, passando attraverso i quattro angoli, portano poi all’infinita serie di crescite successive. Un prodigio, e non ci sono parole, un altro teorema sconosciuto di Pitagora si apre ai nostri occhi. Sì, ho detto bene Pitagora, poiché nessuna scuola come la sua, si era imbattuta nell’irrazionalità della diagonale generatrice di radice di 2. Ma qui siamo sull’Everest della geometria perché gli egizi hanno risolto il problema migliaia di anni prima, in quanto tutte le diagonali del Rettangolo verticale portate all’infinito, altro non sono che, radici di 2, di 3, di 4, di 5, di 6, di 7 di 8, di 9 e così per tutti i numeri. Gli egizi hanno individuato questo generatore universale di tutti i numeri e le loro radici, immortalandolo nei loro monumenti più importanti. Al riguardo presenterò presto una scoperta epocale.
Alla Scala delle radici dei numeri espressa attraverso il Rettangolo egizio delle
radici, fu dedicata la piramide di Chefren, ossia la stella centrale della cintura
di Orione, quella che sul soffitto di Senmut è accerchiata da tre ovali concentrici.
Ebbene i tre ovali indicano tre “potenze” di fondamentale importanza
per i più profondi misteri dell’Egitto immortalati in pietra che presto
svellerò.
LA COSTELLAZIONE DI ORIONE FONDATA SUL RETTANGOLO AUREO
Ed eccoci in fine arrivati alla all'apice della scoperta. Quando la realizzai
rimassi senza fiato. Fu che unendo attraverso linee rette le quattro stelle maggiori
che delimitano la costellazione di Orione uscì fuori niente meno che il Rettangolo
aureo (Fig. 6). Messi allora accanto al Rettangolo celeste, il Rettangolo di Senmut,
quello presente nel soffitto della tomba e vidi che erano quasi identici. Mi trovavo
davanti ad un vero miracolo. Dovevo procedere a passi. Prima costruii il quadrato
il cui lato superiore passava leggermente sotto la stella
fig.6 apice della cintura di Orione. Con la sua diagonale realizzai il primo rettangolino
e aiutato dalla sua diagonale immortalai il secondo rettangolino. In fine con la
terza diagonale realizzai l'ultimo rettangolino, il terzo. Quello che mi intrigò
molto fu che la linea obliqua che lega le due stelle superiori della costellazione
non era a caso, ma esprimeva proprio la diagonale "orizzontale dell'ultimo rettangolino.
In fine, miracolo dei miracoli, lassù sulla volta celeste il "Piccolo Rettangolo" delle tre stelle di Orione si trovava proprio là dove era marcato anche nella tomba di Senmut, cioè nello stesso punto strategico - crocevia delle diagonali. Tracciai le prime diagonali ed esse passavano attraverso le tre stelle della cintura di Orione. Per un attimo ebbi l'impressione che la costellazione di Orione era un vero cristallo celeste con le angolature ben tracciate. Sul lungo percorso dell'Odissea spaziale delle mie ricerche mi trovai sempre davanti ad un gioco delle scatole cinesi: ogni cosa che scoprivo considerandola l'ultima e definitiva, era compressa in un altro involucro più grande e cosi via. Mi sono venuto i brividi al solo sfiorare l'idea che dietro si poteva celare la scienza degli Dei, e che la civiltà egizia altro che "mitologica" fu l'erede diretta di un felice intreccio con qualche civiltà stellare. Perciò immortalò tutto senza badare alle spese.
La trasposizione diretta del Rettangolo aureo egizio nella costellazione di Orione,
vero simulacro matematico geometrico, e la schiacciante similitudine tra il Rettangolo
della tomba di Senmut, quello della costellazione di Orione e quel derivato dalla
pura scienza matematico geometrica dettata dalle leggi, ci mette davanti ad una
rivelazione di fondamentale importanza per la conoscenza umana. Così si spiega
lo straordinario interesse degli antichi per il cielo.
IL RETTANGOLO FARAONICO E I SIMBOLI DI POTERE - LO STEMMA D’EGITTO
Se qualcuno si chiedesse quale è stato il simbolo rappresentativo
fig.7 dell’antico Egitto, non sarebbe facile rispondere, oscillando tra vari
copricapi nemes dei faraoni, piramidi, sfingi, obelischi, lo zed, l’ankh,
il Ka, vari scettri di potere, etc., e così a non finire. Probabilmente chi
penserebbe al cartiglio contenente il nome dei faraoni, si avvicinerebbe di più
alla soluzione. Solo un attento ricercatore, non illuso dalle rotonde forme del
cartiglio, si accorgerebbe che dietro ad esso si nasconde l’eterno Rettangolo
egizio. La rotondità esprime la specificità personale del faraone,
mentre la rettangolarità esprime la legge, la giusta governanza cattedratica
del regno ben implementata nella materia delle costruzioni monumentali. Ma soprattutto
da una effige rappresentativa doveva emergere con forza l’ufficialità
e il riconoscimento comune.
Il Rettangolo egizio è presente nel cosìddetto serekh il sigillo ufficiale del faraone e perciò dell’Egitto (Fig. 7) (stele funeraria del re Djet da Abido). I serekh erano presenti già nell’epoca predinastica, provando la loro origine molto antica. Nella figura è ben visibile il Rettangolo aureo con la delimitazione del quadrato espresso dal palazzo reale in basso, e la parte sopra rimanente, contenente lo spazio congiunto di due rettangolini nati da due diagonali dopo quella del quadrato. E’ un Rettangolo del secondo grado ossia con due rettangolini e due diagonali. Sopra il tutto troneggia il dio falco Horo protettore del faraone e dell’Egitto.
Un tipo di serekh più elaborato e complesso è quello del faraone Snefru della IV dinastia, (Fig. 8). Esso è composto da due Rettangoli del primo grado sovrapposti, dei quali quello superiore rovesciato. Questa costruzione geometrica permette molte combinazioni sorprendenti. Fu Snefru il primo che rinunciò alle piramidi a gradoni e iniziò così l’éra di quelle lisce. Anche sopra questo serekh troneggia il falco Horo.
In quanto al vocabolo ser nel serekh, esso indica l’autorità, l’uomo di grandi incarichi pubblici, e come parola, SER significa anche predire, vedere lontano, fare conoscere, in sintesi governare, ovvero sinonimo di saper prevedere. Questo era possibile soltanto attraverso l’intuizione e la misura che derivavano dal giusto uso della Maatematica e della Geometria, appunto il Rettangolo aureo egizio. La parola serekh é molto vicina a seker “dio nascosto”, provando che al suo interno era depositato un secreto. D’altronde le parole secreto, sacro, sarcofago (romeno sicriu), Sokar, Saqara, vanno tutte nella stessa direzione, quella della sicurezza.
L’onnipresenza del falco Horo sui serekh è molto suggestiva, infatti volando nel cielo aveva il panorama e la comprensione delle cose. Da Horos viene anche oroscopo fig.8 ossia lo “scopo di horos” ossia la “volontà del cielo”, il suo scopo divino - vedere il futuro. E’ suggestivo che in lingua romena arcaica, Horos letto al contrario diventa Soroh o Soroc, cioè destino, futuro, previsione. Ecco come Horos-Soroc porta al nome serekh. D’altronde, nella stessa lingua romena, la sarca è un passero che avverte gli uomini degli eventi futuri e dal suo nome è derivato il verbo sarcalì, e sorcovì ossia vaticinare. Dal nome di Horos viene anche il verbo greco heiriso, maneggiare, governare nonchè il molto noto Hieros. Ma il mondo moderno confuse Hieros con Eros cioè il Sacro con il Profano e la storia prese un’altra piega. Venendo ai nostri giorni, immaginiamo quanto importante fosse che almeno un uomo avesse potuto prevedere il futuro dell’attuale crisi economico finanziaria, ovvero quello che poi è successo.
Gli antichi egizi intuirono il valore di precedere gli avvenimenti e perciò
misero a punto uno straordinario strumentario di diagnosi scientifica del quale
fa parte il Rettangolo aureo. Secondo la loro conoscenza, se la Natura usa principi
matematico geometrici, allora gli uomini anticipando tali percorsi logici, possono
intervenire con successo eliminando gli errori. Alla luce di quanto detto finora,
una scienza impressionate giace ancora sepolta nel deserto e sulle rive del Nilo,
però noi oggi ci accontentiamo soltanto di amministrare i beni passati, rimanendo
prigionieri della loro prepotente forma materiale, incapaci di scoprire l’anima
e il senso gnoseologico di quei manufatti. Ma nonostante ciò, non è
escluso che nell’Egittologia attuale, possa verificarsi una rivoluzione copernicana,
dove una nuova Stele di Rosetta potrebbe aprirci gli occhi, proprio come ai tempi
di Champolion, quando i geroglifici sembravano meno comprensibili del movimento
delle nuvole in cielo. Non i reperti ci mancano, ma il loro movente, la logica e
il senso che dette vita a quei prodotti e al loro mondo.
IL TRONO-SCALA DELLA DEA ISIDE
Quasi tutto nell’antica civiltà egizia fu impregnato dalle taumaturgiche
virtù del Rettangolo aureo. Non dimentichiamo che la presenza della linea
curva e del Cerchio in generale è rarissima, quasi inesistente, essendo esclusivamente
riservata al simbolo del Disco solare di Ra. Altrimenti tutto sarebbe angolo conducibile
al rettangolo. All’infuori della divinità dove è perfetta, la
curvatura sopravvive soltanto in relazione all’uomo, condizionata dalle sue
rotondità corporali. La necessità, o la moda, fu imperiosa e il Rettangolo
egizio emerso già dai primi serekh, si estese anche ai simboli consacrati,
portati dalle massime
fig.9 divinità e dai faraoni. Ad esempio la dea Iside porta sulla testa il
famoso trono o scala che da migliaia di anni è guardato senza mai essere
compreso. Ed ovvio, poiché, il Rettangolo sacro egizio non era ancora stato
scoperto, anzi riscoperto.
Come è ben visibile nella (Fig. 9), sulla testa di Iside giace la più perfetta riproduzione schematica del Rettangolo egizio di primo grado, il “rettangolo archetipale”. Più semplice di così non si può. Lo stesso Rettangolo faronico appare anche nella (Fig. 10), sempre sulla testa di Iside. Qui la parte materiale palpabile del trono è più grossa, nel rapporto 0,5 del quadrato di base.
Il fatto che il trono di Iside fosse anche una scala verso
il cielo, è deducibile anche dalla sua rappresentazione pitturale, quella
davanti
fig.10 al faraone Haremhab dove la dea porta sul capo un ”trono-scala”,
molto alto formato da un Rettangolo contenente tre rettangolini sovrapposti (Fig.
11). Interessante il fatto che il quadrato assieme al primo rettangolino finisca
proprio sul secondo gradino del trono. Da lì in su seguono altri due rettangolini
perfettamente costruiti, dimostrando che la tecnica di costruzione “rettangolare”
era ancora conosciuta e perfettamente applicabile nel Nuovo Regno della XVIII dinastia,
1300 a. C. circa. Senza dubbi la dea Iside fu la custode consacrata del Sacro Rettangolo,
perciò il fortunato simulacro geometrico può essere nominato in buona
pace come “Rettangolo di Iside”.
La sacra e l’antica scienza del Rettangolo egizio, come molti altri segreti delle passate civiltà, si persero del tutto nel corso del tempo. Sembra anzi esistano prove che l’ultimo a saperlo fosse il grande genio rinascimentale Leonardo da Vinci. Infatti molti anni fa, mi accorsi che nella sua opera pittorica si trovavano tracce del famoso Rettangolo egizio. Scrissi poi un libro intitolato “Codice Universale – Sottocodice Da Vinci”, Edizioni Universologia 2008, fig.11 nel quale svelavo la sua suprema eredità, appunto un codice segreto matematico geometrico, completamente sconosciuto, celato nelle sue opere. Lo stesso quadro della Gioconda, fu impostato sulle ferree regole del Rettangolo egizio (Fig. 12) che ebbe la massima espressione nel Cenacolo, dove Leonardo da Vinci rivelò addirittura il segreto delle tre piramidi di Gizah: Cheope, Chefren e Micerino. In una parola Leonardo fu l’ultimo “artematico”, ossia artista matematico che salvò il salvabile non in pietra ma su tela.
Conclusioni.
Come si è visto, il piccolo Rettangolo contenente le tre stelle della cintura di Orione nella tomba di Senmut, rappresenta soltanto la serratura di una porta più larga espressa dal grande Rettangolo, esso stesso vestibolo di un portale cosmico impressionante. Uno dei supremi segreti egizi – il Rettangolo aureo - rivela tutto il suo splendore nella quadruplice ipostasi di: reperto archeologico, configurazione stellare, archetipo piramide di Cheope, nonché algoritmo matematico geometrico universale, base concettuale e operativa di tutta la civiltà nilotica. Il “Rettangolo verticale infinito”, vera Colonna dei numeri e delle loro radici, nasconde anche un altro straordinario segreto, cioè che tutti gli “artefatti” egizi erano severamente impostati su valori numerici precisi i quali esprimevano funzioni matematiche speciali. Sposando le imperiture leggi matematico geometriche, gli stessi artefatti dovevano per forza acquistare l’immortalità. Fu così che durarono più a lungo di qualunque altri. Dagli anni ’80 del secolo passato, ho monitorato i parametri di talli “artefatti”, trovando che dalle più semplici ciotole da sacrificio, fino alle somme piramidi, tutto era quantificato (misurato). Misr, l’appellativo rilevante della Misura come distintivo di Maat, conduce all’antico nome dell’Egitto, ovvero Kemet, che era tutto una codificazione della stessa “misura”. Scoprii che il nome Kemet conosciuto come “terre nere”, veniva direttamente da Maat e voleva dire “Ka Maat” ossia il “Ka di Maat”. Non si poteva altrimenti dal momento che gli Dei, il Ra stesso, nulla poteva senza la dea Maat. D’altronde l’arcaico romeno matca ( Maat Ka) è sinonimo di Origine, Principio, Matrice, Ape regina, e alveo, ossia il letto di un fiume (in questo caso il Nilo). Nello stesso codice linguistico ancestrale il segreto sta nel leggere al contrario la parola Kemet o Ka Maat -> taaM Ak -> Tum Akh, che vuol dire perfezione spirituale o perfezione del Cerchio. Kemet o Tum Akh era il regno dei perfetti.
Prima di arrivare al Cerchio, la perfezione di Maat si raggiungeva attraverso il sacro Rettangolo sulla cui base si ergeva tutta la civiltà egizia. Possiamo dire che ci troviamo all’alba di una vera rivoluzione in campo egittologico con l’imminente apertura di un nuovo cantiere, ancor più vasto di quello degli scavi - quello degli significati - ossia del “perché?”, del “come?” e del “quanto?”. Il Ka è la QUAntificazione. Il regno di Kemet (Ka di Maat) seguì con rigore questo ordine Maat-e-mat-ico per migliaia di anni.
Autore: Vasile Droj
Roma il 10. 06. 09
Per informazioni e-mail: vasidro@tiscali.it
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