Una Monna Lisa anteriore detta de Islewort, svelerebbe straordinari segreti di Leonardo Da Vinci, comprovando l’esistenza al suo interno di un “codice matematico geometrico” attraverso quale il Maestro ha crittato le sue più misteriose ricerche, oggi totalmente sconosciute. L’autore della scoperta è lo studioso romeno Vasile Droj di Roma che ha “scansionato” l’opera pittorica di Leonardo trovando indiscutibili relazioni matematico geometriche che attestano la presenza di un sistema razionale su quale fu “verniciata” l’immagine dei personaggi dipinti. In una parola, sotto la vernice si nasconde una vera “cattedrale matematico geometrica” che va a svelare persino i segreti della piramide di Cheope è l’ubicazione della Camera della Regina.
L’opinione più generale di Leonardo da Vinci era quella che il mondo delle forme era soltanto l’involucro esterno delle cose in pratica plasmate dalle leggi della Natura. I parametri esteri visibili e misurabili sono i numeri e le geometrie verificabili. Proprio di queste ultime il Maestro era attirato e ossessionato, mentre per la pittura sentiva spesse volte quasi un rigetto, un lavoro di facchinaggio che d'altronde la natura fa per obbligo. La matematica e la geometria erano la sua passione suprema che però non aveva cui condividere se non raramente al matematico Luca Paccioli. Perciò la vera eredità segreta di Leonardo da Vinci non è tanto quella visibile dalla superficie dei suoi quadri quanto quella ben nascosta all’interno, sotto la vernice dei suoi quadri. E’ un’opera che si assapora con l’intelletto e i suoi taccuini sono la riga, e il compasso. Sarà così che si traveste il più misterioso Tesoro di Leonardo da Vinci che nessuno in cinque cento anni fu capace a scoprire.
Però così come l’araba Fenice rinasce dalle sue ceneri ogni 500 anni così per risolvere l’enigma della Gioconda occorsero altri cinque cento anni e fortunatamente tutto si risolse in appena 120 minuti. Tanto impiegò l’autore per scoprire i suoi supremi segreti. Ora il tesoro di Leonardo da Vinci è aperto. E questo è successo due volte; nel 2004 con la classica Monna Lisa (2) di Louvre e nel 2021 con la Prima Monna Liza detta Earlier Mona Lisa o Mona Lisa di Islewort. Il presente articolo tratta la seconda. Non meno impegnativo è stato il lavoro dell’autore sulla decodifica del Salvator Mundi (92), (94)
RAPPORTI E PROPORZIONI DEL QUADRO
Per Leonardo da Vinci attirato dalla matematica e geometria, tutto doveva essere calcolato e ben misurato. Già dalla partenza le dimensioni del quadro Monna Lisa di Islewort, conosciuta come Earlier Mona Lisa, ossia la Prima Monna Lisa sono ben inquadrate nei canoni numerici generatori di rapporti e proporzioni distinte. Con i suoi 86 cm. di altezza e 64,5 cm. di larghezza, il quadro si rifà a proporzioni armoniche: 86/64,5 = 1,333333333.. e complessivamente il rapporto tra loro è di tre quarti (fig. 1) di cui ogni parte, parcella o modulo è di 21.5 cm. Ecco 21,5 x 4 = 86 e 21,5 x 3 = 64.5. E’ ben visibile come l’altezza del quadro si divide in quattro parcelle orizzontali uguali di 21.5 cm. ciascuna. Questa divisione sarà importante nell’orientamento di altre impostazioni.
IL RETTANGOLO AUREO-DINAMICO
Nel periodo rinascimentale molti architetti, e pittori erano alla ricerca delle famose teorie di Pitagora scomparse sul percorso della storia. Leonardo in quanto “artematico”, utilizzatore dell’Arte matematizzata, era a caccia di simili teoremi. Sembra che egli trovò alcune e cercò immortalarle nelle sue opere pittoriche. Il “rettangolo aureo” o “dinamico” potrebbe essere uno di questi. Esso fu utilizzato anche nell’Egitto antico conosciuto come “rettangolo faraonico”. Il rettangolo dinamico si sviluppa da un quadrato la qui diagonale viene verticalizzata creando così un rettangolo. Per questo che si chiama “dinamico”.
Nel quadro Monna Lisa di Islewort il Rettangolo dinamico è contenuto tra le due colonne laterali che delimitano il dipinto (fig. 2). La procedura dell’inquadramento rettangolare e simile a quella della Monna Lisa di Louvre già presentata nel libro di Vasile Droj “Codice Universale – Sottocodice Da Vinci”, Editrice Universologia 2008.
Il quadrato si completa tracciando una linea orizzontale sul margine destro della linea dell’orizzonte. Verticalizzando la diagonale del quadrato ottenuto, questa chiuderà perfettamente lo spazio interiore del dipinto creando un rettangolo. Vuol dire che il quadro è stato concepito da Leonardo per soddisfare questa relazione matematico geometrica.
IL TRIANGOLO DELLA PERFEZIONE
Poiché questa Mona Lisa di Islewort detta Earlier Mona Lisa è antecedente a quella classica del Louvre contiene tutti i tentativi intrapresi da Leonardo per arrivare a una rappresentazione totale e definitiva che poi realizzerà qualche decina di anni dopo. Il Maestro toscano sceglie tra tante alternative per arrivare alla migliore, facendo un gioco di traslazione tra le figure geometriche per aver più possibilità di combinazioni. Le colonne presenti sui lati sono un buon pretesto e mezzo. Anche il pittore rinascimentale Raffaello Sanzio, contemporaneo di Leonardo utilizzerà magistralmente questo metodo introducendolo nelle sue opere come nello Sposalizio della Vergine e tutti i quadri fatti nel Palazzo Papale di Roma.
Ovviamente tra le figure platoniche non poteva mancare il triangolo equilatero, Triangolo della Perfezione, Re incontestato di tutte le figure geometriche, archetipo piramidale per eccellenza. Leonardo fu d’altronde molto interessato dalle piramidi di Cheope, Chefren e Micerino che appaiono ben trasfigurate nel suo Cenacolo della Pinacoteca di Brera. Egli voleva marcare la sua opera con l’impronta del Triangolo introducendo al suo interno il ritratto della Gioconda.
Ecco la procedura d’inserimento del Triangolo nella struttura del quadro; in primis, nello spazio interno tra le due colonne e la base superiore della finestra s’iscrive in un rettangolo (fig. 3). Se dalla base inferiore della finestra si tracciano due linee oblique per gli angoli quadrati della base dei due bassorilievi in su verso il soffitto, si realizza un Triangolo Equilatero. La perfezione di questo triangolo è evidente ed e quasi identica all’ulteriore variante finale della Monna Lisa di Louvre.
Questo è il quadro base su quale si svilupperà un capo lavoro di trasposizione matematico geometrica. In primis occorre tracciare le”diagonali variabili” che partono in alto dagli angoli superiori interni del rettangolo interno prolungandosi in basso verso i due angoli basali del quadro allargato, il grande Rettangolo. Nel loro passaggio le diagonali intersecano i due lati obliqui del Triangolo in due punti molto speciali che se riuniti da due linee partite dagli angoli basali del rettangolo produrranno un’equazione speciale. L’equazione dimostra che la lunghezza di queste linee non sono altro che l’altezza del rettangolo (fig. 4). Qui Leonardo da Vinci ha scoperto qualcosa di molto interessante, tanto interessante da collegarla agli occhi della Gioconda. Se da questi due punti situati sui due lati del triangolo si traccia una linea orizzontale questa passerà attraverso gli occhi della Monna Lisa addirittura attraverso le sue pupille.
C’è da chiedersi che voleva comunicarci il grande genio italiano attraverso queste combinazioni geometriche che in fin fine sono equazioni matematiche. Sappiamo che la geometria è in correlazione con la matematica e la trasposizione in pratica sono i numeri, le misure. Poi interviene anche l’elemento antropologico rappresentato dalla Gioconda vedi gli studi anatomici di Leonardo. L’introduzione degli occhi nell’equazione induce nel gioco anche l’ottica, lo studio della luce di cui il Maestro toscano era appassionato. Sembra che Leonardo da Vinci abbia scoperto il segreto delle “bi-focalizzazione” ossia la capacità dell’occhio umano di trascendere la realtà. Ecco il segreto delle due colonne che aiutavano l’occhio a mescolare il contenuto tra le colonne raddoppiando l’immagine senza raddoppiare le colonne, ma restando unica inquadratura stabile. Così nei suoi momenti di grazia e di raduno interiore, Leonardo da Vinci si postava davanti alla Monna Lisa e cambiando la focalizzazione degli occhi vedeva in un unico “inquadramento colonnare”, due Monna Lise distinte una vicina ad altra. Da qui l’attrazione per la realizzazione di copie quasi identiche.
Sembra che Leonardo da Vinci sperimentasse persino il terzo grado di focalizzazione la “tri-focalizzazione” che i permetteva di far scomparire le immagini persino la luce. Questo era possibile attraverso l’addestramento dell’Occhio ma anche dal protocollo di mettere vicini accanto, due quadri Monna Lisa e guardandoli insieme. Cose simili appaiono anche nei quadri di Raffaello Sanzio e sembra che i due condivisero simili informazioni. La “bi” e la “tri-focalizzazione” furono utilizzate 5.000 anni fa con la costruzione di Stonehenge, dove le due pietre verticali e la orizzontale sopra servivano anche a praticare questo mistero. L’universologo Vasile Droj studiando il fenomeno ottico che portò alla realizzazione delle ciclopiche costruzioni osservò che grazie alla regolazione della bi e tri-focalizzazione il cervello apriva scomparti totalmente sconosciuti che permettevano lo spostamento dei giganteschi blocchi di pietra.
IL PENDOLO DI CRISTALO E LA GOCCIA D’ACQUA
L’eccellente Triangolo Perfetto che inquadra la testa e il corpo della Gioconda in quel contesto è pieno di possibilità svelando altre straordinarie scoperte. Per esempio se lasciamo pendolare uno di lati laterali del Triangolo esso si fermerà in verticale. Ebbene quella lunghezza verticale o altezza altro non è che l’estensione del lato del quadrato perfetto che esso forma (fig. 5). E guardate dove si ferma in baso il lato orizzontale, proprio sul bordo della manica della Gioconda ossia al contato tra il vestito e il polso della mano. Quando Leonardo dipinse la manica in quel posto, la fece tenendo conto del passaggio della linea bassa del quadrato e dello stato di riposo verticale del lato del Triangolo (h). Ora appare una relazione interessantissima; se dai due angoli basali del Triangolo si portano in giù verso il centro della base del quadro due linee oblique, si forma un perfetto angolo retto di 90°. La linea sinistra di quest’angolo passa proprio lungo le punte delle quattro ditta della mano di Monna Lisa. Il Triangolo Equilatero superiore sovrapposto al Triangolo Rettangolare inferiore crea una figura simile a un pendolo. Ora si capisce perché l’idea di far pendolare i lati del triangolo per realizzare il quadrato poiché si voleva alludere al pendolo. Si sa che i cristalli che hanno la massima efficienza riflettente hanno proprio questa forma che appare anche sul petto di Salvator Mundi (92), (94). Il cristallo in quanto materiale ottico ha come riferente l’Occhio. E guardate che meraviglia succede ora. Se dai due margini della base del Triangolo Equilatero si prolungano due linee nell’occhio della Gioconda queste formeranno un angolo di 90° che riunito all’angolo inferiore di 90° formerà un perfetto quadrato (fig. 6). Si può parafrasare anche a viceversa: dicendo che un Quadrato romboidale nato in quelle precise circostanze cade con la punta superiore proprio nell’occhio della Monna Lisa, più preciso nella sua pupilla. Questo è un fatto del tutto straordinario e quasi impossibile realizzare per caso essendo un indizio che è stato volutamente impostato per rendere visibile e coerente la relazione.
RISOLTO L’ENIGMATICO SGUARDO DI MONA LISA
E guardate quanto era grande il genio di Leonardo da Vinci; l’inclinazione della testa in semiprofilo si può calcolare secondo l’orientamento del naso. Prolungando la linea del naso in su essa passa per lo sparti acque dei capelli finendo nella punta del Triangolo Equilatero mentre in giù finisce nel dito mignolo della donna dopo aver passato per il punto incrocio delle mani e poi la parte superiore manica-polso.
C’è anche una linea che partendo dall’Occhio di Monna Lisa incrocia la linea precedente proprio sul bordo del vestito sul petto e poi continua al limite della manica per finire nella punta della seconda falange del dito indice. Altrettanto indicativa e anche la parte inferiore della diagonale del quadrato romboidale che evidenzia punti interessanti generati dalle dita. La bellezza e l’attrazione irresistibile della Monna Lisa deriva proprio dalla bellezza e l’armonia di tali equilibri matematico geometrici.
IL MISTERO DELLE DUE COLONNE
La caratteristica vistosa della Monna Lisa di Islewort è la sua inquadratura tra due colonne laterali, cosa che non appare alla classica Monna Lisa di Louvre. Le colonne esisterebbero (vedi parte del basso colonna rotonda) però sono al limite del visibile. Quale allora la ragione di queste colonne?
Accanto alle loro già dimostrate caratteristiche esisterebbero anche delle altre. La principale è quella generata dalla base del Triangolo Equilatero leggermente più larga del Rettangolo presente tra le due colonne. Inscrivendo il triangolo in un rettangolo, questo sarà più grande compresso da meta a meta colona. Spostandolo verso la sinistra come nella figura 7, la parte posteriore della testa di Monna Lisa diventerà tangente al lato destro del Triangolo. Invece se il rettangolo contenente il Triangolo Equilatero sarà sostato a destra fino al bordo del quadro (fig. 8), il lato del triangolo toccherà la parte sinistra della testa di Gioconda (dal nostro punto di vista).
MONNA LISA E LA PIRAMIDE DI CHEOPE
Perché tutto questo gioco di traslazione. Che voleva Leonardo Da Vinci comunicarci? Il punto centrale d’attrazione dell’intero quadro è la Testa della Gioconda e qui che giace la soluzione finale “finis opus coronat” o “caput opera coronat”, la fine, o il fine incorona un Opera, o la Testa (Caput) incorona l’Opera. A questa riflessione non ci rimane che ripetere l’esempio insegnato dal Triangolo Equilatero, tracciando un triangolo dalla stessa base fino alla punta della testa come nella figura 9.
Alla prima vista il triangolo ottenuto sarebbe uno qualunque ma quando si calcolano i parametri, ci lascia di stucco; gli angoli di base hanno 52° e l’apice 76°, niente meno che quelli della Piramide di Cheope.
Come possibile? Già la parola Caput, Capo (testa) è quasi la stessa della parola Cheope. Sarebbe questo il grande segreto di Leonardo da Vinci? Avrebbe intuito Leonardo che la Pietra Filosofale che cercavano i filosofi, i mistici e alchimisti di quel periodo era proprio la Piramide? La Pietra Filosofale era considerata la panacea del Tutto e Leonardo all’epoca era alla ricerca delle scienze in procinto per una Nuova Sintesi.
Monna Lisa, il Salvator Mundi, il Cenacolo e altri quadri furono concepiti a esprimere questa Sintesi che sarebbe poi il VERO CODICE DA VINCI, la VERA EREDITA’ di Leonardo da Vinci.
Ora penetriamo più profondo nel pensiero di Leonardo Da Vinci per vedere le caratteristiche di questo “Triangolo di Cheope” e se corrisponde sul terreno a qualcosa concreto e misurabile. L’iscrizione della calotta cranica di Monna Lisa in uno semi cerchio perfetto induce idea di iscrivere anche il Triangolo Cheope in un cerchio (fig. 10).
Alla realizzazione del Cerchio si rimane sorpresi del fatto che il suo Centro cade in un punto ben preciso situato sul bordo del vestito, proprio all’incrocio con il grosso velo buttato sulla spala. Eco perche Leonardo quando dipinse la vernice finale ha tenuto conto di questo “disegno geometrico” avendo cura di marcarlo e ben evidenziarlo. Non solo ma il Maestro indica anche il limite baso de Cerchio con la punta del dito mignolo della mano. Vera maestria servita con la ciliegia sulla torta.
In fine questo Centro del Cerchio presente nell’archetipo piramidale Cheope non è altro che la Camera della Regina presente nella medesima piramide e nella medesima collocazione. Qui ci voleva portare Leonardo da Vinci nel cuore della Monna Lisa che è anche il cuore della Piramide di Cheope? Il Maestro ha capito che il paradigma del genere umano non si risolve al di fuori della soluzione della Piramide di Cheope e di Chefren, come d'altronde l'ha ben definito anche nel Cenacolo. Oggi ci serve un nuovo Leonardo Da Vinci, anzi un “Super Leonardo” tenendo conto della complessità dei tempi.
Occorre al più presto istituire un “Consorzio Super Leonardo” per un progetto concreto dedicato alla sua “speciale” Opera, e un altro detto “Super Genio” per tutte le altre estensioni alcune già esistenti e altre ancora da determinare. Il primo può già partire con un comitato preliminare “Mecenate Super Arte” per promuovere l’Artematica.
Il Reddito di Eccellenza (100) accordato per Merito di Eccellenza sarebbe una buona soluzione stimolativa.
Roma 14.03.2021
Vasile Droj
Fondatore Centro Universologico di Roma
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