IL SARCOFAGO E IL NUMERO AUREO 1,618...
MAAT E LA MATEMATICA UNIVERSALE
Il ricercatore Vasile Droj come un Indiana Jones perlustra i più nascosti angoli dell’archeologia, portando alla luce i più celati misteri della storia. Questa volta nel cuore della grande piramide di Giza scopre che il sarcofago nella Camera del Re non fu dedicato a Cheope ma alla dea Maat. La strabiliante somiglianza e proporzionalità tra sarcofago e il simbolo rettangolare di Maat lascia intravedere equazioni e formule geometriche che tradotte in pratica potenziano non soltanto le aspirazioni all’immortalità ma tecnologie impressionanti cui Mosè stesso si appellò per la costruzione dell’Arca dell’Alleanza. Il sarcofago Cheope – Maat sarebbe dimensionato secondo i poteri del numero d’Oro 1,618 lasciando intravedere le basi di una nuova matematica.
IL SEGRETO DEL SARCOFAGO DELLA GRANDE PIRAMIDE
Nel complesso architettonico di Giza sulle rive del Nilo, nella costellazione degli antichi monumenti, splende la grande piramide di Cheope, immensa e monolitica, tanto monolitica e compatta da non avere nessuna parte mobile. Anzi una l’avrebbe, il sarcofago nella Camera del Re (Fig. 1).
Qualche altra tenera mobilità si trova soltanto nelle sottili maniglie disposte sulle porte dei condotti di aerazione che partono sempre dalla Camera del Re e della Regina. In resto i due milioni e trecento undici mila blocchi di pietra non possono essere spostati né a forza di piccone o di dinamite. Perche allora questo piccolo oggetto mobile, il sarcofago, in una totale e colossale immobilità volumetrica come quella della piramide? Questa relativa mobilità concessa è valida soltanto nella rispettiva camera poiché il sarcofago fu costruito, appositamente più grande dell’entrata per non essere trafugato, o viceversa l’entrata fu fata più piccola per non permettere l’uscita del sarcofago. Il piccolo oggetto “mortuario” potrebbe essere la chiave d’accesso ai segreti della piramide di Cheope che incarna l’Ordine di Maat.
Nell’antichità le grandi costruzioni furono codificate sia sul piano della loro architettura che nei loro messaggi e significati avendo una chiave di lettura, detta “hram”, lasciata sia all’interno del monumento sia fuori nelle sue vicinanze, come per esempio una statuina, un amuleto, o altro fino a enormi sfinge o barche solari. I rispettivi oggetti erano piccoli per essere rovesciati nelle mani dai ricercatori lasciando intravedere le loro valenze nascoste attraverso i rapporti, innescando così le idee (vedi la statuina paleolitica del Pensatore di Hamangia). Questa era anche l’idea del palladio, nella cultura greco romana e il fatto che la dea Athena Palade era nata dalla testa di Zeus dovrebbe farci pensare. Ora il sarcofago nella Camera del Re è leggermente più grande ma sempre a misura d’uomo in rapporto all’enorme piramide. Fu proprio questa etichetta di semplice “sarcofago” che lo fece sfuggire alle ricerche più approfondite. Invece se esso fosse molto più piccolo, più grande o diverso come forma diventava più interessante in quanto oggetto autonomo tutto da studiare. E poiché situato nel cuore della piramide di Cheope poteva diventare addirittura il mistero dei misteri. Invece no, fu catalogato per sempre come un semplice sarcofago tra migliaia di altri sarcofaghi dell’Egitto, e così doveva stare. Le cose sono, però ben diverse ed è venuto il momento di svelare il suo vero mistero.
Se il sarcofago fu trovato vuoto senza la mummia di Cheope allora che rappresenta e che nasconde?L’unica relazione che abbiamo finora sul sarcofago è uno straordinario rapporto, quello tra il volume del granito che lo compone e il volume mancante dell’interiore vuoto, scavato, che incredibilmente è lo stesso. Il volume scavato nel blocco originario è identico all’attuale parte restante. Questo gioco matematico tra “vuoto e pieno”, tra “essere e non essere” è molto rilevante e la rispettiva relazione matematica lo tira fuori dal regno dei mortali sarcofaghi comuni propulsandolo nel mondo eterno della matematica, virtù del grande Logos. Il sarcofago della piramide di Cheope è sicuramente riservato a un altro mondo, quello matematico geometrico. Come ogni sarcofago che si rispetta, un teschio pure ci sarà ma non sarà quello di Cheope bensì quello della dea Maat, con la sua leggerissima pena.
E’ ovvio che il sarcofago della Camera del Re non sia dedicato a ospitare nessun faraone ma a depositare relazioni matematico geometriche che i costruttori volevano trasmetterci e che provenivano tutte dal regno matematico della dea Maat. La forma del sarcofago è rettangolare avendo le dimensioni 227 cm. di lunghezza e 105 cm. di altezza. Il coperchio oppure qualche sarcofago interno con il corpo del faraone, come nel caso di Tutankhamon, non sono mai stati rinvenuti. Motivo in più per attirare l’attenzione sulla sua austera forma rettangolare e le sue proporzioni. L’autore della scoperta, Vasile Droj, dimostra che l’intera architettura e arte egizia fu impregnata da un misterioso rettangolo considerato sacro il “rettangolo faraonico” presente già dall’epoca predi nastica, incastonato nei famosi seker (cartigli dei faraoni) che lo sviluppano in maniera “dinamica”. E’ illuminante costatare che i rispettivi seker erano dei veri “sarcofaghi ideogrammici” ma specialmente “ideografici” depositari dei nomi e delle qualità dei rispettivi faraoni, vedi anche la filiazione semantica; sarcofago, seker, sicriu (romeno = bara), sacro, sacerdote, sicar, Sokar (dio della Morte) , Sakaràh (la Vale dei morti), etc. Questo territorio o campo logico matematico geometrico era specifico della dea dell’Ordine, la dea Maat, e fu simbolizzato e effettivamente digitato in un rettangolo speciale che per la sua dinamicità facilitava il passaggio Vita – Morte ma anche Morte –Vita in un’eterna Resurrezione.
Il rettangolo egizio o faraonico detto anche “dinamico” è fondato su un quadrato la cui diagonale obliqua eretta in verticale permette la costruzione di un rettangolo. Se la diagonale del nuovo rettangolo ottenuto sarà “verticalizzata” cioè “dinamizzata” si otterrà un nuovo rettangolo e così all’infinito. La continua resurrezione verticale o “dinamizzazione” delle diagonali fa sì che il rettangolo diventi progressivo motivo per cui è chiamato rettangolo dinamico. La costellazione di Orione venerata dagli egizi nasconderebbe un simile “rettangolo stellare”. In memoria di questo prodigio pur geometrico ma anche stellare e al ritorno dell’anima del faraone nella costellazione d'Orione, fu progettato il sarcofago nella camera del Re. Anche la dea suprema dell’ordine matematico-geometrico del Cosmo, la dea Maat, scelse questo rettangolo come suo simbolo. E guarda caso la dea era proprio colei che pesava le anime dei morti prima che i loro corpi riposassero per sempre nel sarcofago, la dimora fisica dei morti.
Ora la somiglianza tra il sarcofago nella Camera del Re, il rettangolo faraonico e il simbolo iconografico della dea Maat è strabiliante. Le proporzioni sono quasi identiche (Fig. 2).
IL SARCOFAGO DI CHEOPE E IL NUMERO D'ORO
Com’è stato detto l’unico oggetto mobile nella piramide di Cheope è il sarcofago presente nella Camera del Re, e nello stesso tempo anche l’unico oggetto umano poiché dedicato a un uomo e contenente le misure umane se l’uomo è sdraiato al suo interno. Persino l’entrata nella Camera del Re ha 1 metro, sempre dimensione umana che però nello stesso tempo è anche l’unità di base del sistema metrico decimale. Sarebbe un caso oppure i costruttori ci volevano tramandare qualcosa intorno a questa grande congettura? I greci dicevano “Anthropos pan ton metron” cioè che l’’uomo è la misura di tutte le cose”. E guarda caso, le dimensioni umane tra le tante possibili si sono stabilizzate attorno al metro, e la sua altezza 1,50 – 1,80 e media 160 - 1,70 ci porta al numero di tutti i numeri della Natura, quello della Sezione Aurea 1,618…
Nel 1988 Vasile Droj, l’autore di quest’articolo, presentò al Congresso Mondiale di Antropologia tenutosi a Zagabria - Yugoslavia, (Fig. 3), una scoperta straordinaria nella quale dimostrava che il corpo umano è imperversato dalla Sezione Aurea e che il Numero Aureo si è stabilizzato in una perfetta impostazione metrico decimale in tutta la sua scala. Una scoperta copernicana da cambiare la visione del mondo ma la mente dei allora presenti stava altrove.
Allo stesso congresso mondiale l’universologo Vasile Droj sosteneva e dimostrava che gli egizi inserivano nelle dimensioni dei loro artefatti manifatturieri o monumentali valori numerici del tutto speciali per tramandarli ai posteri. Lo stesso operato era applicato anche per valori meno importanti che però operati matematicamente portavano a dei risultati straordinari (Fig. 4).
Anche il sarcofago “Cheope-Maat” sembra seguire questa relazione poiché il rapporto tra la sua lunghezza 227 cm. e l’altezza 105 cm. dà un valore interessantissimo: 227/105 = 2,1619047619..Un esperto della Sezione Aurea si accorgerebbe immediatamente che il valore 2,1619 è incredibilmente vicino al 2,1618 altro non è che il Numero d’Oro 1.618 al quadrato: 1,61803398872 = 2,16180339887.. Ora il rapporto tra i due valori 2,1619047619 del sarcofago e 2,16180339887 del Numero d’Oro detto Phi al quadrato è infimo: 0.99995311401..%
Il risultato è impressionante poiché rapportato ai valori reali del sarcofago 2 metri e 27 centimetri, la differenza corrisponderebbe a meno di un centesimo di centimetro o decimo di millimetro, cioè quasi invisibile all’occhio nudo. E ovvio che il sarcofago è legato al Numero d’Oro 1,618, ma la grande domanda è perché si presenta al suo quadrato 2,618. Qui sta il Mistero dei Misteri. Il Sarcofago di Cheope-Maat nasconderebbe una nuova matematica fondata su una nuova base di calcolo: la “matematica umana” o la “matematica in base umana”. La virtù del “sarcofago Maat” dove la parte scavata dal pieno rimanente è uguale come detto indetrazione e addizione egizi la scoprirono che è uguale anche nell’operazione di moltiplicazione. Questo sconvolgeva i fondamenti della matematica e della fisica ma essi lo risolvettero. Trovarono la grande formula degna di enunci pitagorici: “Quello che si addiziona o si sottrae è uguale a quello che si moltiplica o si divide.” In altre parole avrebbero la stessa base di calcolo. Altro che Ermete Trismegisto. In questo modo gli antichi egizi riuscirono ad accumulare, neutralizzare, moltiplicare e detrarre massa alla materia e quantum all’energia. Il sarcofago perfettamente “calibrato” poteva realizzare questo se situato in uno speciale punto dellaCamera del Re, luogo di focalizzazioni energetiche. In realtà il vero sarcofago operante “tipo Maat” mai trovato giacerebbe ancora in qualche stanza sconosciuta della piramide di Cheope e sarebbe estremamente accurato e lucidato. L’attuale sarcofago fu creato appositamente grezzo per non essere operante ma soltanto oggetto di studio per la razza umana. Il Rettangolo dinamico inciso nel simbolo di Matt con tutte le sue disponibilità matematico geometriche offriva le soluzioni e le istruzioni d’uso al suo utilizzo. Sembra che Mosè nel suo soggiorno in Egitto riuscì a debellarlo e in base alle sue conoscenze e poteri costruì l’Arca dell’Alleanza che servi a liberare il popolo ebreo dalla schiavitù faraonica. L’Arca fu imperfetta e causò incidenti persino tra i suoi custodi motivo per quale in finale fu abbandonata e portata lontano dal paese.
IL RETTANGOLO SPAZIALE VOLUMETRICO
IL KA PROTOTIPO DELLA CAMERA DEL RE
Nel simbolo di Maat o canone di Maat, il rettangolo è espresso piato ma soltanto per comodità pitturale poiché nell’Egitto all’infuori dei dipinti murali tutto era volumetrico dai monumenti, obelischi fino alle piramidi. Il rettangolo nel simbolo di Maat suggerisce anche la dimensione volumetrica paralelipipedica, poliedrica, innescando la domanda: perché il corpo della dea piumata è coperto dal rettangolo? E se la dea fosse dentro una cavità e il rettangolo non fosse altro che un parallelepipedo vuoto, un sarcofago? Il fato che la testa è situata al margine del rettangolo alluderebbe allo spessore del parrete del sarcofago (Fig. 5).
Nell’arte monumentale dell’antico Egitto e in connubio con l’uomo c’era l’usanza di incastonare il corpo umano in blocchi o statuine cubiche o rettangolari con la testa fuori (Fig. 6). L’idea era quella di incastrare l’essere nell’ortogonalità geometrica specifica alle leggi per assicurarli l’immortalità. Il cubo alludeva al corpo Ka, ma anche alla Cavità. CA-VITA’ = il “Ka della Vita”. La Vita si perpetua finche le cavità del corpo sono vuote fluide, cioè funzionanti. I tre corpi sottili Da, Ba e Ah riuniti come Ka+Ba+Akh ossia KaBalAkh realizzavano il grande CUBO della Perfezione ossia, l’Essere multi dimensionale “cubico”.
L’idea delle “cavità risonanti” scolpite in pietra per proteggere il Ka e ben calcolate in base ai così detti “numeri divini” era conosciuta e ci sono innumerevoli prove (Fig. 7).
Questi sarcofaghi per i viventi potenziavano le capacità umane unificando i tre corpi sottili. Data la debole prestazione dei maghi del faraone davanti ai prodigi di Mose evince che l’antica arte fosse già dimenticata o persa e tutto diventò soltanto un rituale in memoria alle antiche conoscenze e usanze. Con il passare del tempo il protocollo diventò semplice utilitarismo architettonico per scolpire statue nei muri e blocchi di pietra ricavando lo spazio vuoto attorno per poi inquadrare tutto in un rettangolo.
Però in parallelo e in gran segreto la procedura fu utilizzata dai sommi sacerdoti, al servizio del faraone, che conoscevano le “cavità risonanti”. I misteriosi valori numerici da applicare al concepimento di queste cavità risonanti non tanto acusticamente quanto a una strana “risonanza cumulativa” derivavano da un “registro di valori universali” collegati alle piramidi. Quello che ci perviene su questi numeri del tutto speciali, sono soltanto dei vaghi indizi sul dove si trovavano, come l’indicazione: nei sipet della “Camera della Revisione” che però pochi avevano accesso. Vasile Droj ha ricostituito questo “Registro” facendo lui stesso la revisione di tutti i valori numerici universali verificandogli su tutti i siti egizi ma anche di diverse culture del pianeta sugseguitossi sul percorso a millenni e millenni. Non solo ma egli ha allargato la ricerca e la precisa dimostrazione su tutte le costanti universali non solo numeriche ma anche fisiche verificando la solidità di molte delle remote cosmogonie. Possessore e depositario assoluto di questo ordine Matematico fu la dea Maat e in ordine semidivina, decrescente e più umana si attribuì a Thoth ed Ermete Trismegisto nonché all’immobile Sfinge di Giza, custode dei segreti delle piramidi.
MAAT IL MATTONE DELL'UNIVERSO
Il concetto di Maat come portatore dell’Ordine Universale o l’Ordine di Maat è egiziano e allude quasi esclusivamente all’Ordine matematico. Non si può però non tenere conto anche dello straordinario Ordine semantico etimologico di sorgente greco latina. Il vocabolo Maat semplicemente “mat” sta all’0rigine stessa dell’Ordine logica e le parole seguenti sono la prova: MATERIA, MATRICE; MATER, METRO, MATTONE, MATEMATICA, METODO, MALTER (legante tra mattoni), etc. Tutto porta verso una METAfisica della Creazione dove regna la MATeMATica delle Origini. In questa ipostasi Maat è il Mattone dal quale e con quale fu costruito l’Universo.
Nello stesso ordine etimologico semantico Mattone diventa in romeno caramida che allude alla più classica rinomata e consacrata costruzione, la PIRAMIDE. La radice cara indica il caro come mezzo di trasporto dei mattoni incluso il verbo carare (trasportare) mentre la restante aramida è quasi identica con la piramida. Da non dimenticare poi la regina Semiramide la più grande costruttrice babilonese dei giardini pensili e ziggurat, grandi divoratori di mattoni di argilla.
Anche nell’Egitto l’argilla fu la materia di base per realizzare i mattoni. Le prime piramidi a gradoni furono costruite a mattoni di argilla. A questo punto ci salta in mente la famosa scatola rettangolare al cui interno si intrometteva l’argilla morbida per darli forma di mattone. (Fig. 8). La parte superiore della scatola era aperta proprio come il sarcofago di Cheope. Sarebbe per questo che non fu trovato alcun coperchio? La stessa testa di Matt sopra il suo simbolo indica che il rettangolo fosse vuoto all’interno. In questo caso il rettangolo del simbolo di Maat non fosse altro che la scatola per fabbricare mattoni? Un genere di tiparo o matrice? Per questo che la testa al posto di maniglia è collocata al margine del rettangolo. In tempi antichi le scatole per fare mattoni, riempite di argilla, avevano la maniglia mobile così che al rovescio sulla terra era piegata proprio come il simbolo eretto della dea Maat.
Tutto questo ci porta all’antichissima genealogia dei costruttori di templi e piramidi, al mitico e leggendario Hiram il cui nome vuol dire Piram o piramide. Il nome HIRAM è un ancestrale richiamo al mitico eroe civilizzatore RAM o RAMA da cui poi AB-RAMO e i vari RAMSES degli egizi fino a ROMULUS e REMUS di ROMA. Persino i ROMANI furono straordinari costruttori che rafforzarono il loro impero. Sorprendente il fato che il cosi detto “hram” o “marchio” del costruttore fu perpetuato per millenni in Romania fino ai nostri giorni specialmente nella costruzione delle chiese. Tutte esse avevano un hram nella loro fondamenta. Che dire poi che lo stesso Capitolium dei Romani fu eretto su un enorme teschio. Caput e Capitolium. E se hram fosse collegato anche all’antico vocabolo greco horme con il significato di Origine atavica? Una cosa è certa, la più grande, potente e rispettata congregazione di tutti i tempi e continenti fu quella dei costruttori di città, fortezze, templi, megaliti, e piramidi. I costruttori avevano una sola deità: l’ordine, la geometria, la matematica senza quale le costruzioni non reggevano e non duravano. Il suo nome era MAAT – la MATeMATica il cui primo elemento fisico concreto era il MATTONE di costruzione. In fine che dire, che ancora oggi la forma più consacrata dei mattoni ha più o meno le stesse proporzioni del rettangolo presente nel canone di Maat, il suo simbolo?
IL SARCOFAGO CHEOPE-MAAT E L'ARCA DELL'ALLEANZA
Mosè in quanto figlio del faraone ebbe di sicuro accesso al segreto delle piramidi di Giza e alla “cassa della revisione”. Nella grande abbondanza conoscenze e oggetti materiali i sacerdoti tropo attenti a seguire i culti religiosi persero di vista l’essenziale “metafisico” di tali costruzioni ma Mose nella sua semplicità intuì i principi assemblando insieme i dettagli, creando l’Arca dell’Alleanza. Fondamentalmente l’Arca era costituita da una scatola rettangolare vuota che alludeva al sarcofago o al rettangolo di Maat. Sebbene le proporzioni sono leggermente differenti, esse seguono lo stesso principio quello delle cavità risonanti secondo le armonie numeriche universali.
Le dimensioni dell’Arca dell’Alleanza furono originariamente espresse in cubiti ebraici che tradotte in sistema metrico decimale danno le dimensioni di: 111.125 x 66.612 x 66.612 cm. L’universologo Vasile Droj scoprì il loro misterioso intreccio più di 30 anni fa ed espose il principio nel suo “Sistema di Quantificazione Numerica Universale”. Faranno l’oggetto di un articolo dedicato interamente all’Arca dell’Alleanza. Per ora c’è da fermarsi sul nome romeno dell’Arca dell’Alleanza che è “chivot” e che lascia intravedere il suo segreto fondamentale quello della CAVITA’. La Ca-vità o il Ka della Vita fu tanto venerato che persino il nome dell’Egitto, Kemet, ossia il “Ka di Maat” gli fu riservato alludendo al riempimento delle infinite cavità del terreno dopo le inondazioni del Nilo. Ma la vera cavità era quella del grande Vuoto dal quale nasce tutto e in quale tutto torna. Spettava alla dea Maat di mettere i limiti a questo vuoto e dare forma attraverso numeri, geometrie, e parole. Nasceva così l’Ordine di Maat che genera e mantiene l’Universo.
DOMANDE FINALI
Ora ci si chiede, perche il sarcofago trovato nella piramide di Cheope è così grezzo? Sarebbe soltanto una copia di quello originale o pure deve essere ridefinito secondo misure più azzerate?
Volevano i costruttori insegnarci le energie del Vuoto?
La porta d’entrata nella Camera del Re = 1m. vuole suggerire l’entrata nel sistema metrico decimale?
E’ venuto il tempo di ridefinire il sarcofago e mettere il piramidion sulla piramide?
Sarebbe una coincidenza, il fatto che la regina Kamara ha il nome così identico alla parola romena camara, (camera di deposito), vedi anche la Camera del Re e della Regina? Interessanti in tal senso sono le parole comoara (tesoro) è cimitero. Anche la regina Kamara come la dea Maat è donna. Sodalizio tra le donne?
Camera o” Ka-mera” sarebbe il “Ka della piramide”, poiché mer in egizio è piramide?
Roma 03.10.2014
Autore:
Vasile Droj
Ricercatore transdisciplinare
Centro Universologico di Roma
www.universology.com email vasidro@tiscali.it
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