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LA STELE DELL'INVENTARIO E IL RETTANGOLO FARAONICO - 2

L'"ORTHOMATICA", IL LINGUAGGIO SEGRETO DI MAAT

INTRODUZIONE NELLA "GEOMETRIA EMBRIONAL SINTETICA"

L'ARCHEOLOGIA E L'EGITTOLOGIA, FASE 2.0

AUTORE VASILE DROJ UNIVERSOLOGO
Questo articolo come tutti gli altri del sito Universology.com è assolutamente originale.

   PIRAMIDI, CERCHI E MISTERI CELESTI

Stele dell'Inventario   La Stele dell’Inventario, considerata ’’eretica” da alcuni, sta aprendo un campo ancor più affascinante di quello esposto nell’articolo precedente ed è in procinto di spaccare tutti i muri e i sigili di segretezza riservati ai misteri egittologici inclusi quelli delle piramidi (fig A). Non soltanto ma adirittura si va all’assalto del massimo tabù, quello del Cerchio, il sancta sanctorum, il supremo attributo del dio Ra. Come si sà il Cerchio era vietato ai profani e scomporlo era considerato un atto di blasfemia se toccato e scomposto in modo dissacrante. Soltanto il faraone e i supersacerdoti lo potevano avvicinare. Non a caso l’iconografia egizia contiene pochi cerchi all’infuori del Disco alato dal qualle nasce l’Universo. Esso era dipinto sempre in alto come protettore e generatore del Tutto. Tanto fu proibito che i morituri non dovevano guardarlo frontalmente, ma evitarlo, motivo per cui in tutta la rappresentazione murale egizia non appare nesun volto dipinto frontalmente ma soltanto girato di profilo con un solo occhio.

   È risaputo che i misteri di Iside, nominata nella Stele dell’Inventario come la “Regina della Piramide”, erano molto profondi. La Piramide di per sè è un angolo e perciò emanazione del Cerchio che con i suoi 360° diventa espressione di completezza e Sintesi. L’Angolo di per sè è Analisi, esprimendo il particolare, mentre il Cerchio è l’Unità, incarnando la Sintesi, la completezza, cioè l’Universalità. Ai comuni mortali era permesso di accedere agli angoli ossia ai dettagli ma mai alla “Sistesi circolare” se non fossero degni di tale suprema visione che spettava soltanto al dio Ra e al suo rappresentante in Terra, il faraone. La convinzione degli antichi era che i non addetti ai lavori avrebbero potuto alterare la giusta applicazione della geometria  danneggiando la Natura e il corso degli eventi. Soltanto il faraone, usufruitore della “saggezza sintetica” conferitagli dal “Disco di Ra”, e della MATeMATI-ca dettata dalla dea MAAT, poteva correggere gli errori umani e mettere a punto le cose ristabilendo l’Ordine. L’operato seguiva sia in sede di Ro-Setau, all’interno e sotto le piramidi, sia fuori sede applicando semplicemente le regole del principio Ro-Setau → “Settare-Resettare-Restare”, in una parola; RESTAURARE. Più tardi il Cerchio fu “liberato” riapparendo nell’epoca copta e tolemaica come aureola attorno alle teste dei cosiddetti “perfetti”.In seguito fu ripreso anche dall’iconografia cristiana dopo che in precedenza fu schematizzato nelle culture dei cinque continenti.

  L'ARCA GENERATRICE DEL CERCHIO

Stele dell'Inventario   La Stele dell'Inventario è affascinante e similmente alla Stele di Rosetta utilizzata da Champolion per decifrare i geroglifici, ci introduce in un mondo totalmente nuovo dove la scrittura lineare, sia essa anche geroglifica, dà luogo ad un altro genere di scrittura, questa volta superspaziale, destinata all’Intelletto e alla RA-zione misurabile. Il luogo che la stele indica è quello della Piana di Giza, luogo delle “MISURE Originarie”, vedi l’antico nome “MSR”. Il ricercatore Vasile Droj ha dimostrato non soltanto l’assoluta correlazione della Stele dell'Inventario alla topografia della piana di Giza, via - il “rettangolo dinamico” ma anche la totale corrispondenza numerica delle piramidi alla matematica. La presenza di costanti numeriche corrispondenti a costanti fisiche universali, frizza i cosidetti “numeri divini” che furono incastonati nelle tre piramidi di Cheope, Chefren e Micerino nonche un’altra più piccola. La scoperta fu realizzata dall’autore nel 1984 e presentata in vari congressi internazionali, però gli studuosi non si accorsero ed egli non insistette poichè i tempi non erano ancora maturi. Racchiuse però tutto in quello che egli chiamò “il sistema di quantificazione universale” pubblicandolo codificato proprio così come gli egiziani avevano fatto con la Stele dell'Inventario, che ora decifreremo.

   Tornando alla Stele, abbiamo rimarcato che gli autori attraverso alcune diagonali ci hanno fatto  ravvicinare al luogo in causa, quello dell’Arca contente il “rettangolo dinamico” del primo grado. Applicando la procedura detta “raggio laser”, ossia di linea retta conduttrice, questa volta espressa dalla diagonale destra del rettangolo interno (fig. 1) constatiamo sorpresi che essa tocca l’estremità sinistra dell’Arca. Non si tratta di un risultato casuale, ma di un calcolo preciso poichè la diagonale segue proprio i fusti dei papiri piegati arrivando al centro del Cerchio e finendo poi nell'angolo superiore destro del Rettangolo. I quattro punti “trinfilici” più un altro danno la prova che siamo sulla buona strada. Persiste però la domanda, perchè la diagonale tocca l’estremità sinistra dell’Arca e continua sul prolungamento dei fusti piegati in angolo?

Stele dell'Inventario   La risposta logica giace nel principio Ro-Setau ed è illuminante, poichè Ro esprime il Cerchio mentre SETAU, la sezione, il SETTARE (SECTARE) o Sectionare. In altre parole l’Arca è il Cerchio mentre la piegatura dei fusti esprime l’Angolo. L’idea appena nata è quella di continuare l’Arco di cerchio che l’Arca rappresenta per chiudere il Cerchio. La sorpresa delle sorprese, è che il Centro del cerchio appena fatto cade proprio sulla diagonale del Rettangolo ma anche sulla linea superiore della fascia dei geroglifici. La meraviglia continua con la prolunga degli fusti piegati anche dall’altra estremità dell’Arca, che convergono a loro volta nello stesso punto sulla digonale dove si trova anche il centro del cerchio. Impressionante!

   La relazione è interessante e promettente poiché potrebbe dimostrare che le “arche-barche” egiziane avevanno i fusti piegati sia a poppa che a prua, in un preciso angolo non casuale ma secondo un canone ben preciso. Questo angolo di “piegatura” poteva essere per esempio corrispondente a costanti angolari universali nel caso delle grandi Arche, ma poteva essere anche particolarmente personalizzato secondo la perfezione attribuita ai proprietari delle piccole barche e al loro “Ankh e Akh. Avvolte sulla volta celeste costellata ci parvengono dipinti egizi con uomini in piedi in piccole imbarcazioni a forma di arco di cerchio che tengono in mano la croce della salvezza, Ankh, che rappresenterebbe anche la “tessera” del passaggio. Non a caso i dipinti ritraggono l’ascesa dei faraoni e dei “perfetti” percorrendo le vie stellari per arrivare alla tanto desiderata Costellazione di Orione, luogo d’arrivo delle anime distinte. E guarda caso la forma dell’Arca con il piegamento e il prolungamento dei fusti verso il centro del cerchio allude proprio alla forma di un piatto della bilancia con quale la dea Maat pesava e giudicava le anime dei defunti. Il fatto che il triangolo formato sia equilatero suggerisce la perfezione nella quale la condizione umana è equilibrata e neutra. Questa Neutralità predispone lo stato “neutrinico” analogo ai neutrini senza massa generati dal Sole (Ra) che attraversano la Terra e tutti i corpi celesti per arrivare alla destinazione, in questo caso la Costellazione di Orione.

Stele dell'Inventario   Dalla Sintesi ritorniamo all’Analisi ed addentriamoci a scoprire che cosa l’Arca trasporta all’interno dell’aureola del Cerchio (fig. 8). Prima di tutto il Cerchio è delimitato sulla base da una linea che sembrerebbe essere l’orizzonte dell’acqua su cui naviga la barca. In alto il Cerchio sarebbe delimitato dall’altezza della linea che parte dal piccolo rettangolino mentre sul lato sinistro il cerchio è adiacente ad una linea verticale. Ognuna di queste linee delimitanti nasconde un mistero di geometria universale riferito direttamente prima alle figure platoniche e poi ai corpi platonici poliedrici. Tra le tre linee demarcanti, quella basale sulla quale si appoggia il Cerchio e l’Arca è la più importante. Quando gli autori tracciarono questa linea ebbero l’intenzione di dargli una precisa lungheza con un scopo ben definito, quello di corrispondere al lato di un triangolo equilatero circoscritto nel cerchio. In effetti se la linea (a) viene alzata e appoggiata sul cerchio (b) essa diventa la base del triangolo equilatero “b c d”.

   C’è da chiedersi cosa volevano trasmettere gli autori attraverso il triangolo equilatero? La risposta verà presto. Interessante il fatto che i lati “c” e “d” passano attraverso gli angoli dei due picoli rettangoli presenti sulla base e la linea che demarca le due fasce con i geroglifici.

Quello che la Stele dell’Inventario svela é del tutto strabiliante e le cose non si fermano qui, poichè le linee che attraversano i geroglifici prendendo spunto da loro, generano un gioco di idee connessionali. Tutte poi interrelazionano simultaneamente tra loro innescando nella mente dell’artefice e del lettore una marea di informazioni, conoscenze e visioni sistemiche spettacolari. Un genere di Conoscenza quasi extraterrestre o in ogni caso proprietà di esseri mentalmente e intellettualmente molto superiori a noi. L’autore Vasile Droj ha scoperto molti Stele dell'Inventarioartefatti di questo genere anche più complessi sia egizi che di altri popoli. Di sicuro l’Egittologia dovrà fare i conti con la nuova realtà poiché la metodologia attuale è ottocentesca e poco producente, brillando soltanto per la sua accurata ordinazione di datazione e catalogazione o per le nuove scoperte che arrivano di tempo in tempo. L’espertisa stratigrafica, la datazione cronologica incluso il radiocarbone ed altre procedure scansionano solo l’anima fisica morta del sito archeologico e dei suoi artefatti, mentre sarebbe l’anima vivente quella che ci serve: il perché, i messaggi trasmessi, la decodificazione, il sistema di misure utilizzate la controparte linguistica come il greco latino, il sistema mitologico e cosmogonico etc. La lezione che ci dà la Stele dell’Inventario deve essere approfondita.

   E’ l’ora di indagare sul ruolo di un'altra linea (interrotta) presente tra la linea orizzontale di navigazione dell’Arca e la base del triangolo equilatero, linea espressa dalle supefici di due vasi che intersecano i bordi del Cerchio. Prolungando questa linea nel cerchio fino ai suoi bordi, quattro volte in maniera ortogonale, si realizza niente meno che un quadrato inscritto nel Cerchio con i lati perfettamente uguali (fig. 3). E’ ovvio che gli autori ci danno una lezione di geometria pura come immacolata concezione platonica ma nello stesso tempo “aristotelica” per la sua inquadrazione concreta.

   Ora c’è da domandarsi perchè questa linea che ci suggerisce il lato del Quadrato iscritto nel Cerchio è più lunga ed esce fuori dai bordi del Cerchio? La risposta al problema avviene soltando tracciando la linea sulla stele (fig. 4). Si rimane perplessi poiché le sue dimensioni escono fuori del Cerchio. Ci si chiede a che serve questo straripamento, ma poi appena la linea si alza in piedi si rimane sbalorditi poichè la sua lunghezza tocca millimetricamente il margine superiore del cerchio. La figura geometrica ottenuta ha forma di una “T” rovesciata alludendo all’albero centrale di una nave dalla cui punta albergano sventolanti le tele triangolari delle antiche Stele dell'Inventarioimbarcazioni navali. E proprio in questa impostazione si fa svelare nella (fig. 5) una gamma di triangoli interessantissimi per i loro angoli particolari tra cui spicca anche quello del vertice della piramide di Cheope di 76°. In ordine di idee tra il grande triangolo equilatero iscritto nel cerchio e il triangolo equilatero piccolo quello dell’Arca ci sono due triangoli; uno di 66° segretissimo, e uno di 76° quello famoso di Cheope. La Stele dell'Inventario ci dice che all’epoca il faraone Cheope restaurava la piramide e il fatto che è tirata in ballo la dea Iside, grande sacerdotessa della conoscenza occulta come “regina delle Piramidi”, ci induce a credere che si tratta di qualcosa del tutto eccezionale dal punto di vista sapienziale. Le due “donne” Iside e Maat hanno in comune la precisissima Conoscenza “matematica”e questo presume che nel Rettangolo della Stele dell'Inventario ci sono depositate nuove equazioni matematico geometriche pure ma anche applicabili direttamente alle piramidi e all’architettura egizia. Si potrebbe dire quasi sicuramente che all’interno della Stele ci sono sigillati almeno due dei sette teoremi perduti di Pitagora, di sicuro conosciuti anche dagli Egizi.

   L'ARCA E LA SINTESI OLOGRAFICA CIRCOLARE  

   L’Arca incastonata nella tanto discussa Stele dell’Inventario non è casuale ma ha un signficato ben preciso, quello di “portatore di valori” tra cui il Rettangolo dinamico, fulcro della civiltà egizia. Ancor prima, l’Arca già di per sé in quanto angolo -“arco d’angolo”- nasconde il Principio archetipale della Piramide. Tra l’Arca e la Piramide c’è una relazione stretta, non a caso accanto alla piramide di Cheope è stata trovata sotterrata un'Arca, anzi quasi cinque. Nel suo libro “Il Codice di Pensiero Ancestral Universale – l’Arcana delle piramidi” (1990) (fig. 6) Vasile Droj dimostra la corelazione tra le arche o barche solari e le piramidi di Cheope. Attraverso strane geometrie si conclude il “patto” tra la liniea retta e la linea curva (il Cerchio) in nome del principio della “Sintesi olografica circolare” da lui scoperta.

Stele dell'Inventario   Secondo il Principio della “sintesi olografica circolare”, o del Cerchio, è possibile rifare l’Unità di un cerchio spezzato in mille frantumi partendo da un suo solo briciolo. Nessun’altra figura geometrica permette questo. Ecco come: ogni frantume di cerchio é di per sè un piccolo arco di cerchio, perciò se intersecato con due linee rette diverse dalle cui metà partono due perpendicolari, il luogo in cui si riuniscono è il centro del Cerchio spezzato. In questo modo si rifà il Cerchio rimettendo al loro posti tutti i frantumi, ristabilendosi l’Unità del Cerchio. Il principio è struggente poichè in paragone, partendo soltanto da una informazione é possibile arrivare al completamento costituendo l’Unità, di un evento, di una conoscenza, persino di un sistema. E’ la suprema e la più efficiente “sistemologia” che ci sia. Come l’antica Conoscenza attribuiva ai “perfetti” un cerchio attorno alla testa, si allude chiaramente al fatto che il Cervello sia il luogo per eccelenza di questo Mix e Sintesi.

   La parola Principio in greco è Archè da dove viene anche l’Archeologia la disciplina che cerca di mettere insieme i frammenti archeologici per ricostituire il passato. Ma così come nel greco abbiamo due nozioni che definiscono la Verità; Ethimos e Aletheia, nello stesso modo abbiamo due Archè. Quale sarebbe il secondo, finora sconosciuto? Se la letera “A” nell’Arche esprime l’Angolo (ancora parzialità), la lettera della completezza che esprime il CerchiO ossia la lettera “O”, ci porta alla parola giusta “ORCHE”. Orche è il Tutto, l’Insieme, da dove deriva anche la parola Orchestra. Nei codici ancestrali ultra segreti ORCHE si decodifica in OR = Origine e CHE = CHAOS origine primaria. Più semplicemente OR-CHE = Origine della Causa. Un genere di Alfa e Omega  “A”-“O” . E guarda caso le lettere anzi i superarchetipi universali: l’Angolo, il TriAngolo e il CerchiO sono presenti. La suprema rappresentazione ideogrammica che ci sia in tutto l’Egitto antico dai suoi albori fino alla fine, è il Cerchio alato con un picolo angolo in basso a forma di lettera”A” Questa misteriosa rappresentazione incisa in enormi costruzioni fu osservata persino sul pianeta Marte *.

   LA GEOMETRIA EMBRIONAL SINTETICA

Stele dell'Inventario   La stragrande maggioranza delle rappresentazioni dell’antico Egitto sono codificate e più del 99% di quello che ci perviene è piatto, espresso in incisioni angolari sulla superficie dei murales, dei monumenti, stele, obelischi, etc. I cerchi però sono estremamente rari e per arrivare a loro specialmente a quelli nascosti c’è da risolvere prima dificili equazioni geometriche. Nella Stele dell’Inventario esiste un’equazione fatta tutta da cerchi (fig. 7). Nell’imagine è ben visibile che il Cerchio dell’Arca si riproduce sull’altra diagonale del Rettangolo interno. I due cerchi hanno i centri sulla linea che separa le strisce di geroglifici. Il compasso centrato nell’intersezione delle diagonali descrive un cerchio più grande che passa attraverso i centri dei rispettivi cerchi. Ora tracciando un cerchio tangente ai due più piccoli sarà imposibile attuarlo senza intersecare uno dei cerchi. E guarda caso il cerchio intersecato è proprio quello dell’Arca, situato niente meno che proprio là dove l’Arca é disegnata sulla stele. Come mai? Non dimentichiamo che l’aspetto grafico dell’arca egizia è il frutto dell’occultazione di due cerchi di raggi diversi.

   Ci troviamo ancora nell’epoca della pietra riguardo alla “conoscenza segreta egittologica”, non a caso l’archeologia “egittologica” studia soltanto le pietre, la loro grezza massa nonché le circostanze, ignorando straordinarie conoscenze in loro depositate. Con la Stele dell'Inventario si dimostra che gli egizi conoscevano la “geometria embrional sintetica” sia prima sia riesplosa poi sotto il faraone Akhenaton. Anche la genesi delle piramidi di Giza fu frutto di tale supergeometria sintetica.*

   Il ricercatore trans disciplinare Vasile Droj scoprì il Rettangolo dinamico presente negli artefatti antichi agli inizi degli anni ‘90 mentre la “geometria embrional sintetica” e la “sintesi olografica circolare” alla fine degli anni ’70. Nel sito ufficiale dell’Universologia: www.universology.com gli articoli rispettivi sono:

-(1) Scoperto il topogramma segreto della Porta di Cheope
-(2) La Criptogeometria: il vero codice Da Vinci
-(4) Svelato l’antico Rettangolo Egizio
-(6) Il Pensatore di Hamangia chiave della Piramide di Cheope
-(7) Il Gran Disegno di Orione – equazione matematico geometrica
-(15) La costellazione di Orione è il Faraone
-(48) Stellarium 1 – Il Gran Disegno galattico
-(49) Stellarium 2 Colossali cupole geometriche nella galassia
-(50) Costellazione Orione 1 Cristallo Celeste – geometrie stellari divine
-(53) Costellazione Orione 2 -la Religione Stellare Universale
-(60) Il Canone di Maat ed il Rettangolo Egizio
-(63) Il simbolo di Maat fondato sul Rettangolo dinamico
-(67) Il sarcofago della Grande Piramide è di Maat
-(83) La Stele dell’Inventario ed il Rettangolo Faraonico

11.11.2016

 

Autore:
Vasile Droj

Ricercatore Transdisciplinare

www.universology.com email vasidro@tiscali.it

 

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